POLICORO - “La Schlumberger Italiana S.p.a. che intende disporre l'acquisizione di circa 4.285 km di linee sismiche 3D nel mar Ionio, nella documentazione integrativa richiesta dal Ministero in seguito alle osservazioni e i pareri contrari espressi in merito al progetto, sostiene che l’impatto della ricerca con air-guns sugli Habitat risulta limitato, dovuto anche alla distanza dalla fonte di disturbo, oltre che di carattere temporaneo e del tutto reversibile”. E’ quanto afferma in una nota l’organizzazione Mediterraneo No Triv, che prosegue così: “Tuttavia, Mediterraneo no triv nelle sue osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dello Sviluppo Economico e alla Regione Basilicata, sostiene che il riferimento alla scarsa o inesistente fonte di disturbo per l’ambiente marino come sostenuto dalla società petrolifera, non è suffragato da alcun riferimento a studi scientifici in merito”. Per Mediterraneo no Triv, “anche in merito alla durata temporanea dell’impatto quale fattore di irrilevanza del potenziale danno, la Schlumberger Italiana S.p.a. non indica gli studi scientifici in grado di acclarate che una fonte di disturbo nell’ambiento marino, poiché temporaneo, è reversibile e non dannoso, inoltre la società petrolifera parla di carattere temporaneo della ricerca con air-guns facendo riferimento solo ai singoli episodi di uso della fonte di energia e trascurando di analizzare l’effetto cumulo nel tempo. La società, in merito alla richiesta del Ministero dell’Ambiente di indicare la tempistica prevista per lo svolgimento dell'attività di prospezione, si limita a dichiarare che tutte le istanze di permesso di ricerca ricadenti parzialmente o totalmente all’interno dell’istanza di permesso di prospezione sono ancora in fase di valutazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e che, quindi, non è possibile conoscere l’inizio di un’eventuale campagna di acquisizione sismica all’interno di tali istanze poiché esse non hanno raggiunto lo “status” di permesso di ricerca, pertanto non possono dar inizio al relativo programma dei lavori”. La società non ha, pertanto “risposto alla precisa e puntuale richiesta del Ministero dell’Ambiente”. In merito all’incidenza della ricerca con air-guns sulle specie di interesse commerciale maggiormente pescate “la società ha dichiarato che per individuare i periodi più opportuni allo svolgimento dell’attività in progetto ci si è basati principalmente sulle specie ittiche e sulle biocenosi presenti, in quanto non è possibile conoscere a priori le date di inizio attività dei vari operatori operanti nell’area del Golfo di Taranto”. Mediterraneo no triv ha evidenziato invece che “l’indicazione fornita dalla società è del tutto generica”. Il rischio “potenziale per specie protette come il delfino comune, sempre secondo la società petrolifera, non sussiste perché l’Ispra nella “Strategia per l’ambiente marino. Mammiferi” indica che questa specie nelle acque italiane è presente solo occasionalmente”. Per Mediterraneo no triv la presenza “occasionale” non può certo considerarsi quale fattore in grado di escludere il potenziale rischio ma, al contrario, lo amplifica perché la specie è, per ammissione anche della società petrolifera, a rischio di estinzione.”
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