POLICORO – Care, vecchie cabine
telefoniche addio. Nell’era high tech in cui la comunicazione ha la stessa
velocità della corrente elettrica, ovvero contestuale e imminente, il villaggio
globale perde un suo tradizionale antenato. La società di gestione delle cabine
telefoniche, Telecom Spa, che poi è anche uno dei colossi della telefonia
mobile, sta dismettendo il telefono pubblico fisso. Entro la metà del 2015 in
molte vie di città e paesi dell’Italia scompariranno, soppiantati ormai dai
telefoni cellulari, tablet, smartphone e altri aggeggi cosiddetti di ultima
generazione. La tecnologia sta accelerando vertiginosamente i cambiamenti dei
costumi e delle abitudini dei cittadini e uno dei simboli che ha segnato, in
positivo, il progresso della società civile è stata proprio la cabina
telefonica. Con la lira bastava introdurre il gettone marrone con doppia riga,
a dire il vero non sempre facilmente reperibili anche nelle attività
commerciali, per chiamare un amico/a, parente tanto che fu coniato lo slogan
che recitava pressappoco così: il telefono, la tua voce. Lo si trovava
dappertutto: piazze centrali, angoli buoi di vie cittadine, stazioni di
treni/bus, nei parcheggi, aeroporti e anche nei luoghi aperti al pubblico. A
Policoro tanto per fare un esempio, il bar Diurno dei fratelli Mauro era la
meta di molti cittadini che dentro la cabina cercavano anche un po’ di privacy
(all’epoca si diceva riservatezza o anche un modo più pratico: senza che
nessuno potesse rompere le scatole!) e anche nell’adiacente ex bar Milena si
poteva parlare con il contatore che girava e alla fine della telefonata, che
allungava la vita rendendola meno stressante di quanto non lo sia oggi proprio
per colpa dei nuovi strumenti di cui siamo troppo dipendenti, si pagava in base
al minutaggio del discorso. C’era anche chi trascorreva parecchi minuti alla
cornetta come se parlasse a quattrocchi trovando qualche sotterfugio per non
pagare molto. Dal gettone poi si è passati alla moneta metallica con taglio da
200 lire e con la cabina ancora come amica. Ce n’erano tante che non vederle
era impossibile. E a volte quando si era soli incontrarla era come vedere in
essa una piacevole sorpresa, grazie alla quale si poteva parlare con un interlocutore
familiare con la semplice introduzione di una moneta. I giornalisti dettavano
in redazione anche i “pezzi”, in genere di cronaca, della tarda sera quando non
si faceva in tempo ad inviare il classico fax. E’ stata una preziosa alleata di
tutti, a prescindere dal ceto sociale e dalla professione, che meriterebbe un
posto di rilevo in qualunque museo. E quello pubblico delle nostre vie è per
antonomasia il luogo dal quale non dovrebbe scomparire. Per questo la Telecom
ha affisso sulle cabine da sopprimere, vedi quella di via Gran San Bernardo, un
indirizzo email: cabinatelefonica@cert.agcom.it
al quale tutti possono scrivere se si vuol manifestare il proprio no e
conservare così intatta la memoria di uno degli strumenti più democratici, di
uguaglianza e partecipazione che l’uomo
abbia mai inventato.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)
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