sabato 11 gennaio 2014

Tiro al bersaglio nella Riserva di Policoro. Morto un esemplare di Poiana



POLICORO – Un falchetto è stato preso a bersaglio da ignoti nei giorni scorsi all’interno della pineta jonica con una carabina ad aria compressa. Una donna lo ha trovato e trasportato subito al centro visite animali del Wwf di via Mascagni (località Idrovora) gestito dalla società di Antonio Colucci e volontari. Il nome dato al rapace era Artemis: “E’ stato freddato –racconta Colucci- alle spalle e caduto agonizzante esattamente il 21 dicembre. Un bambino ha avvertito la madre che ha avuto la sensibilità di portarlo da noi, al Cras. Era un esemplare di Poiana con piombino incastrato tra le vertebre lombari con midollo reciso che gli aveva procurato la paresi agli arti. Il proiettile era quasi perpendicolare alla colonna vertebrale e leggermente inclinato verso la testa: dunque il  volatile era fermo, in alto, probabilmente su un filo della luce, quando qualcuno gli ha sparato. E’ evidente che non si sia trattato di un incidente, ma di un colpo mirato ad un preciso bersaglio. La sera del 24 dicembre il veterinario Erika Ottone ha tentato in tutti i modi di salvare la vita al volatile trasportandolo nella clinica Artemis di Matera, ma ogni tentativo è stato vano”. Chi gli ha sparato all’interno della Riserva naturalistica e con l’aggravante di essere una specie protetta? “Un reato –continua Colucci- maggiormente riprovevole perché avvenuto in un luogo emblema della salvaguardia degli animali come prescrive la legge. C’è qualcuno che si diverte a vestire i panni del killer degli uccelli!. Bisogna poi considerare che armi pericolose, quali la carabina ad aria compressa, sono facilmente acquistabili sul mercato nazionale, anche senza essere in possesso del porto d’armi. Non si può quindi risalire al colpevole e, di conseguenza, evitare che  delinqui di nuovo. Un’ulteriore domanda sorge spontanea: fino a che punto lo Stato tutela gli animali selvatici? La legge è un seme che porta frutti soltanto se piantato nel terreno fertile della coscienza civile; contrariamente è destinato a restare imprigionato tra le aride pagine della legislatura. Fin quando il genere umano sarà carente di senso civico e rispetto per l’ambiente, nessuna normativa potrà del tutto assicurare la protezione della flora e della fauna”.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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