POLICORO - Ha avuto un anno di
tempo chi ha comprato all'asta nel chiuso di uno studio di commercialista a
Matera una parte sostanziale dei beni dell'azienda di Leonardo Conte e Angela
Ergastolo. Beni del valore di oltre 500.000 euro comprati per circa 80.000. Un
buon affare avrà pensato chi, approfittando della crisi, ha pensato di mettere
mani su una vita di sacrifici. "Il peggior affare che potesse fare"
hanno commentato in conferenza stampa l’altro giorno in viale Matera gli
agricoltori riuniti e convocati da Altragricoltura: "evidentemente non ha
capito che in questa azienda non ci entrerà mai. Qui ci sono la vita e i
sacrifici della famiglia Conte ma, anche, la scommessa di realizzare la
migliore agricoltura sociale possibile e dunque il futuro degli agricoltori di
questo territorio che parte da oggi". L'azienda Conte è stata comprata a
gennaio dello scorso anno e, qualche giorno dopo, un gruppo di agricoltori l’
aveva occupata per difenderla piantando un oliveto a simbolo della loro volontà
di difenderla. Quegli agricoltori si sono riuniti in associazione che rivendica
l'uso di quelle terre cui hanno dato il nome di Rinascita Lucana.
Presidente dell'associazione era stato nominato Gianni Fabbris a segnare
l'impegno di tutto il movimento e l'organizzazione di Altragricoltura a voler
andare fino in fondo nella difesa di quella azienda. Nell'iniziativa che nel
pomeriggio dell'occupazione si era tenuta nella sala consigliare di Policoro,
alla presenza di diverse autorità e istituzioni, Fabbris era stato chiaro:
"Proponiamo a chi ha comprato di fare un passo indietro, considerando
immorale il suo gesto. Proponiamo di trovare un'intesa per evitare tensioni
nella comunità e nel territorio, anche perchè da quelle terre non ce ne andremo
e non sarà possibile a nessuno entrare con la forza". E' passato un anno
ma nessuno si è fatto avanti per trovare un accordo. In questi giorni, al
contrario, chi ha comprato ha compiuto atti per cercare di ottenere il rilascio
dell'azienda da parte degli agricoltori che la stanno lavorando. La risposta,
dunque, sembrerebbe essere negativa e la mediazione, fino a questo momento, non
è stata possibile. Altragricoltura non molla e nella conferenza stampa ha
presentato il suo progetto e chiesto ai due sindaci di Policoro e Tursi di
esercitare una mediazione. Il progetto prevede tre passaggi: quello di
realizzare un GAT (Gruppo di Acquisto Terreni) che, anche in collaborazione con
Banca Etica, raccolga entro l'estate almeno trecentomila euro da risparmiatori
e investitori nazionali che acquisterebbero la proprietà della terra e
realizzerebbero il rilancio produttivo verso un'azienda di produzioni di
eccellenza; quello di realizzarvi agricoltura sociale, con una parte di orti
sociali e una fattoria didattica; quella di realizzarvi uno dei nodi
qualificati della rete dei produttori del ciclo corto realizzata in questi mesi
fra gli agricoltori lucani ed, in particolare, una PAS (Piattaforma Alimentare
Solidale) che realizzi scambi con la rete nazionale dei Gruppi di Acquisto.
Un progetto, dunque, di rilancio produttivo, di saldatura con il tessuto civile
e sociale del territorio e di eccellenza per la qualità tecnologica e del cibo
ma anche per le stesse modalità di agricoltura che si realizzerà. Un progetto
che parla al futuro dell'agricoltura Metapontina chiamata a passare dall'essere
un reparto all'aperto dell'agricoltura industriale e dai modelli fallimentari
del passato (che hanno prodotto la crisi in cui si dibattono molte delle nostre
aziende) verso economie della produzione, distribuzione e consumo del cibo e
gestione del territorio socialmente e ambientalmente sostenibili. Un progetto
che viene assunto direttamente dall'Associazione Rinascita Lucana e sulla cui
base, Gianni Fabbris, ha chiesto ai due sindaci di adoperarsi per cercare una
nuova risoluzione contattando direttamente chi ha pensato di fare l'affare.
Entrambi hanno dato la loro
disponibilità che gli agricoltori convenuti hanno apprezzato e su cui fidano
che possa aprire un confronto utile ad una soluzione. "Anche perchè"
ha concluso Fabbris "se cosi non sarà, passeremo ad una nuova fase della
nostra iniziativa: quella per cui saremo costretti a disvelare nomi e responsabilità
chiamando l'intera comunità ad esprimere un giudizio etico ed economico. Ovvero
se sia conveniente convivere con un cancro che prende la forma dello
sciacallaggio piuttosto che della solidarietà". Altragricoltura si da
appuntamento entro 3 settimane e, mentre attende l'esito del tentativo dei
sindaci, lavora a realizzare e costituire le condizioni per il progetto
aziendale e, soprattutto, rilancia l'iniziativa generale contro la crisi e
l'indebitamento di cui l'azienda Conte è solo la punta dell'icerberg che in realtà
coinvolge la gran parte delle aziende Lucane e che ha bisogno di risposte forti
dalla politica e dalle istituzioni, oltre che della responsabilità e
consapevolezza della società che non può vedere morire un intero tessuto
produttivo frutto di secoli e millenni di storia e strategico per la tenuta
delle comunità come è quello delle aziende agricole e del loro lavoro.
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