POLICORO – La stagione turistica sta arrivando e non si sa con che aspettative gli operatori del settore si stanno organizzando. All’orizzonte nel momento in cui scriviamo grossi progetti non ce ne sono. Nel frattempo che qualcosa di nuovo salti fuori una ragazza del centro jonico, Margherita Putignano, racconta la sua esperienza fuori i confini regionali nella capitale del turismo italiano: Rimini. Essa mette a fuoco le differenze che ha notato tra le due località, pur ovviamente con le dovute proporzioni vista la fama della città romagnola rispetto a quella che si sta costruendo, o si dovrebbe costruire, Policoro. “Ho vissuto a Rimini in due periodi diversi dell'anno 2014: il primo –racconta- per l'attività di stage di un corso del catalogo regionale di alta formazione durante i mesi di febbraio e marzo; il secondo da aprile ad ottobre, in cui ho lavorato presso una struttura alberghiera nella zona centrale del lungomare. Ovviamente, ho notato la differenza climatica e l'affluenza dei turisti. Nei mesi invernali, invece, le poche strutture che restano aperte puntano sul turismo congressuale e fieristico, data la presenza del Palacongressi in cui si svolgono numerosi eventi di diverse tematiche. Nei mesi estivi, da giugno a settembre, riaprono tutti gli alberghi, di ogni tipologia, per l'accoglienza tipica del turismo di massa che ha sempre caratterizzato la riviera romagnola: spiagge attrezzate, ristoranti e negozi (soprattutto abbigliamento), locali notturni, sale giochi, calendario di manifestazioni ed eventi all'aperto, tutto supportato da un'intensificazione del trasporto pubblico, prolungamento degli orari delle attività commerciali e dei punti di informazione e servizi al turista. Mi è sembrato di vivere un luna park spento o con poche luci nel periodo invernale e all'improvviso tutto si riaccende e si mette in moto nel periodo estivo per poi spegnersi nuovamente in autunno. Se non fosse per quel turismo congressuale invernale, anche Rimini sarebbe una destinazione soggetta a una certa stagionalità, ridotta al periodo estivo. Considerevole il tentativo di promozione del territorio attraverso manifestazioni enogastronomiche e culturali: nel centro storico di Rimini si svolgono durante tutto l'anno diverse mostre, incontri tematici riguardanti storia, letteratura, arte e musica, ma con scarso successo, nonostante l'organizzazione accurata del prodotto turistico culturale. La notevole differenza percepita tra la riviera romagnola e il nostro litorale jonico è proprio la capacità di rendere fruibile al visitatore qualsiasi risorsa e attrattività dell'area: dall'accessibilità diretta data dai mezzi di trasporto, ai servizi, alla promozione supportata da un sistema integrato, che rivela una consolidata collaborazione tra gli operatori del settore. Di contro però loro non hanno il mare pulito, pinete e spazi verdi lontani dal traffico, cucina autentica e un sole caldo e splendente che lì ho visto raramente. Purtroppo la Basilicata e la nostra costa jonica sono ancora poco conosciute. L'ho dedotto proprio parlando spesso della mia terra a turisti italiani e stranieri e pochi ne hanno sentito parlare. Alcuni italiani sanno, da amici e/o parenti che l'anno visitata, che la Basilicata è un bel posto, bei paesaggi, il mare è pulito, si mangia bene, però ci vuole molto per arrivarci, per cui si scelgono destinazioni più facili da raggiungere, più famose ed economicamente accessibili. Una forte visibilità è arrivata con Matera città della cultura 2019, ma si rischia di limitare l'identificazione della Basilicata alla regione della città dei Sassi. Credo che bisogni stabilire solide collaborazioni con tour operator italiani e stranieri. Inoltre un’altra differenza l’ho riscontrata nel personale ben formato. Secondo me per aumentare i nostri flussi turistici è necessario intensificare la rete dei collegamenti di accessibilità diretta. La presenza dell'aeroporto e un' adeguata connessione con i luoghi di interesse, potrebbe incoraggiare i curiosi a scoprire la nostra regione. Intensificare i trasporti pubblici, diversificare l'offerta turistica sulla base delle esigenze di diversa domanda di mercato (es. aree per famiglie e bambini, aree pet friendly, manifestazioni sportive, moda, spettacolo, cucina...). Non basta attrezzare le spiagge e aprire i locali sul lungomare. Non dovremmo focalizzarci solo su un determinato target di mercato. Si potrebbe dedicare delle zone maggiormente ai giovani in cerca di divertimento e altre a famiglie, altre a chi è in cerca di relax, altre ad attività sportive, o di interesse naturalistico... La politica degli attrattori può attirare ma rischia di limitare la visione del visitatore se non inserita in un sistema più ampio e diversificato”.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)
Nessun commento:
Posta un commento