Non si
arresta la corsa all'oro nero 'made in Italy'. Nel dossier "Trivelle in
vista", il WWF denuncia che il decreto del ministero dello Sviluppo
Economico, se è vero che delimita la nuova mappa delle aree di interdizione,
lascia tuttavia passare la sanatoria per tutti i procedimenti in corso al 29
giugno 2010 prevista dal "decreto
sviluppo" (dl
83/2012). Zone di pregio marine e costiere continuano quindi, come scritto nel
dossier del WWF a subire il rischio di inquinamento marino derivante dalle
attività di routine (come l'uso dell'air gun e di fanghi e fluidi perforanti
durante le attività di ricerca e perforazione e rilascio delle acque di
produzione) e al rischio di incidente per le piattaforme offhsore.
A volte ritornano...
Con l'art.
35 del decreto legge 83/12 convertito con modificazioni nella legge 134/12,
vengono fatti salvi tutti i procedimenti autorizzativi aperti al giugno 2010.
Si assiste dunque alla riapertura delle istanze di permesso di ricerca in
precedenza rigettate. Nell'immagine, alcune dei permessi che adesso vengono
approvati, grazie all'art. 35. Canale di Sicilia, Golfo di Taranto e Mar Ionio sono le
zone maggiormente interessate. Inoltre abbiamo anche il ritorno di una istanza
a concessione di coltivazione, Ombrina Mare - costa
abruzzese-, e una implementazione di produzione di una concessione a coltivare,
Rospo Mare - coste abruzzesi e
molisane-.
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