venerdì 11 ottobre 2013

No Triv. Med: “Ministero Ambiente bocci tutte le istanze di ricerca petrolifera nel Mar Jonio”



POLICORO - Dopo il caso della subsidenza scoperta dal famoso geologo -sismologo americano Leonardo Seeber che interessa la zona archeologica di Crotone, un team di ricercatori scopre una mega frana sottomarina di circa 1000 Kmq al largo di Crotone. Il team di ricercatori cui si attribuisce l’agghiacciante scoperta era composto di ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), del Cnr (Igag), delle Università di Roma Tre, Messina e della Calabria. La mega frana scoperta tramite sistema GPS si muove nello Jonio lentamente, ma per quantificarla meglio occorrono altri studi. La ricerca è stata pubblicata  sulla prestigiosa rivista internazionale Geophysical Research Letters: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/grl.50818/abstract. Mentre nel caso della subsidenza il sismologo Leonardo Seeber non ha escluso una diretta correlazione con  le estrazioni di gas sulla costa calabrese, i ricercatori  nel caso della mega frana sottomarina  hanno paventato delle ipotesi di natura geologica  da approfondire con ulteriori studi. http://www.corriere.it/scienze/13_settembre_25/calabria-frana-ionio-sottomarina_08a74106-25f4 11e3-baac-128ffcce9856.shtml. I fenomeni geologici, affermano  i ricercatori, anche se vanno avanti per millenni in nodo inoffensivo potrebbero avere delle accelerazioni improvvise in occasione di fenomeni sismici, a seguito dei quali potrebbero verificarsi frane sottomarine e, di conseguenza, maremoti. Il Mar Jonio  purtroppo è soggetto a  frequenti fenomeni sismici (http://www.resitalica.it/nav/terremoti_elenco.asp?p=1&o_l=0&RecordXPagina=15&forza=0&anno=2013&mese=0&giorno=0&il_distretto=17). Non ultimi quelli degli ultimi sei mesi 2013: del 26/09/2013 di magnitudo 3,del 12/09/2013 di magnitudo 3,5 ,del 30/07/2013 di magnitudo 3,4 o addirittura del 24/03/2013 di magnitudo 4,3. Al fine di indagare se l'attuale, lento movimento ha avuto ripercussioni sugli impianti urbani, il geologo Andrea Billi del Cnr ,uno degli autori della ricerca , ha comunque proposto di fare indagini sulle eventuali lesioni presenti negli edifici della zona. La grave notizia ci basta per confermare invece quanto abbiamo tecnicamente da qualche tempo provato con le osservazioni dei ns. geologi alle V.I.A del Ministero dell’ambiente sulle istanze di ricerca petrolifera nel Golfo di Taranto : il mar Jonio è geologicamente giovane, fragile ad alto rischio sismico . Il golfo di Taranto non può subire in alcun modo l’impatto ambientale legato alla ricerca petrolifera. Vogliamo far notare inoltre la vastità dell’area interessata alla frana sottomarina : 1000 Kmq è l’equivalente di circa 2 istanze di ricerca presentate nel golfo di Taranto (ad esempio la Shell ha chiesto due istanze di ricerca che toccano il largo di Crotone per circa 600/700 Kmq cadauna, nello specifico la D73 e la D74). Perciò il Ministero dell’Ambiente ora non ha più scuse e deve rigettare qualsiasi richiesta di ricerca petrolifera nel Golfo di Taranto perché abbiamo la prova provata del rischio geologico che va oltre il principio di precauzione già applicato per il Golfo di Venezia.

No Triv. Med






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