La sicurezza
negli impianti petroliferi non è assoluta e gli incidenti
accadono. Riprendiamo le note stampa diffuse dalle testate
nazionali sull'incidente grave accaduto sulla piattaforma off
shore Perro Negro 6 in Angola nell'oceano Atlantico, la piattaforma è di
proprietà della Saipem (consociata Eni). Il 1° gennaio 2013 accadde alla
Shell nel mar Artico, la compagnia petrolifera perse letteralmente una
piattaforma che andò alla deriva. Sia la Shell che l'Eni vogliono
trivellare il mar Jonio. La stampa parla di un morto e sei dispersi, mentre non
ci notizie su eventuali danni ambientali provocati. La stampa parla
di cedimento del fondale marino su cui era poggiata la piattaforma petrolifera
in attività propedeutiche alla trivellazione, la struttura non più
stabile: è affondata imbarcando acqua. Ricordiamo che il mar Jonio interessato
da 14 istanze di ricerca petrolifera è sistematicamente interessato da
scosse sismiche nel golfo di Taranto di magnitudo superiore al grado 3.3,
non ultima quella del 29 giugno 2013, registrato a 20 km dalla terraferma
e a 5 Km di profondità. La Comunità europea ha varato in questi ultimi
mesi una normativa più stringente sulla sicurezza per le off shore che
dovrà essere recepita dagli stati membri. Gli incidenti accaduti dimostrano
che non esistono garanzie sufficienti atte a tutelare le persone,
le economie e l'ambiente cosi come le politiche liberiste dei
parlamentari italiani pro petrolio vogliono far credere a i cittadini.
No Scorie
Trisaia
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