POLICORO
– Per anni è stata al centro di un feroce dibattito politico sotto l’ombrellone
estivo della città jonica, mentre l’inverno la contrapposizione si spostava nel
Palazzo di città. Ora l’area camper ritorna ad essere un argomento di dominio
pubblico. Per il semplice motivo che non c’è più. Ubicata sul lato destro,
primo parcheggio, del lungomare centrale di via Lido è stato il raduno dei
camperisti d’Italia per tante estati guidato da Ermanno, il capo comitiva. Quest’anno
si sono spostati altrove tra il Lazio e altre località turistiche del Sud dove
sono stati accolti come normali turisti. A Policoro non c’è più posto per loro.
Un cartello indica espressamente il divieto. Anni fa per loro c’era il libero
accesso con la possibilità di usufruire di acqua, bagno e utenze varie: tutto
gratis. Poi ci fu chi chiedeva giustamente un minimo di regolamentazione almeno
per pareggiare le spese pubbliche. Fino all’estate 2012 Policoro per i
camperisti era la meta privilegiata e loro in cambio di questa ospitalità
compravano alimenti nei supermercati del centro jonico e la sera non
disdegnavano una mangiata in pizzeria. Il gruppo era nutrito: almeno 60
roulotte. L’anno scorso l’attuale Amministrazione mise una tariffa simbolica di
5 euro al giorno dando in gestione il servizio all’ associazione “Policoro
Soccorso” di Claudio Scorzafava in attesa di individuare un’area idonea per i
camperisti. Ad oggi non ci risulta che la promessa sia stata mantenuta. Nel frattempo
Policoro ha perso un gruppo nutrito di utenti e la sua immagine ne è uscita
offuscata. Ma la storia di quel parcheggio è anche un’altra. Da settembre ad
inizio giugno di ogni anno, compreso il 2013, è stata anche la zona preferita
dei gitani. Il fine settimana tra camper, macchine di grossa cilindrata e mezzi
vari veniva occupata dai cosiddetti zingari. I quali erano i padroni di casa:
lavavano i panni e li stendevano o tra un albero e l’altro del parcheggio
attraverso un filo, o addirittura li facevano asciugare al sole sulla Duna
allacciando il filo tra un palo e l’altro della luce. Poi arrivò un’ordinanza
sindacale di sgombero ma venne rigettata dal Prefetto poiché conteneva elementi
discriminatori e contrari al principio di uguaglianza. In un secondo momento se
ne studiò un’altra, con l’assessore Filippo Vinci, e questa volta nessuno ebbe
nulla da eccepire: in caso di atteggiamenti poco urbani, e in questi anni ce ne
sono stati più di uno da parte dei nomadi consistenti in vetri rotti e rifiuti
lasciati per terra, scatta il sequestro del mezzo. Così dalla primavera di
quest’anno lo spiazzo è libero da ospiti indesiderati. In mezzo il divieto e
poi il ripristino dell’area camper. Ora di nuovo la revoca con tanto di divieto
per i camper e così oltre agli zingari sono andati via anche i turisti. Quelli
che facevano la loro parte per l’economia del territorio. Un peccato davvero! Forse
prima di pensare alla litoranea e alla piazza a mare, opere pubbliche
importanti ma di lungo periodo, forse sarebbe il caso di ritornare con i piedi
per terra e pensare in piccolo per poi allargare gli orizzonti delle cose da
fare. Che sono ancora tante.
Gabriele
Elia
(fonte
il Quotidiano della Basilicata)
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