Riprende in questi giorni l’attività di
accoglienza, cura e riabilitazione della fauna selvatica presso il CRAS Centro
di Recupero Animali Selvatici di San Giuliano. Dopo lo stop imposto dalla
Provincia di Matera a partire dal 1 gennaio 2016 a seguito della Legge Del Rio
sul riordino delle funzioni delle province e della Legge Regionale n. 49/2016 è
giunta in questi giorni, ai responsabili dei centri di Matera e Policoro, una
nota dell’Ufficio Tutela della Natura del Dipartimento Ambiente e Territorio
della Regione Basilicata che, interpretando e chiarendo i contenuti delle citate
leggi, permette finalmente la ripresa delle attività dei due centri. Nelle
prossime settimane Provincia e Regione si incontreranno ad un tavolo tecnico
istituzionale per trovare un accordo che garantisca la necessaria continuità
gestionale. Nel corso dei primi 7 mesi di quest’anno il CRAS di San Giuliano -
spiega in una nota il Cras - non è stato nelle condizioni di poter accettare e
curare animali ritrovati in difficoltà con la conseguenza che molti cittadini,
associazioni e organi di polizia non hanno avuto un riferimento sul territorio
di Matera a cui affidare esemplari feriti, debilitati oppure abbandonati. Vi
sono stati non pochi problemi che hanno messo in luce quanto importante sia la
presenza nel materano di un presidio di soccorso della fauna selvatica protetta
soprattutto se si considera che una delle vittime di questa situazione è stato
il Falco grillaio, simbolo ufficiale del Parco Regionale della Murgia Materana e
specie carismatica della stessa città di Matera che ospita una della colonie
riproduttive urbane più grandi al mondo. “Centinaia di chiamate di soccorso per
innumerevoli falchi grillai rinvenuti in difficoltà nel centro urbano e
nell’area Parco sono pervenute al CRAS – dichiara Matteo Visceglia responsabile
del CRAS - ma a causa della situazione di blocco delle attività non abbiamo
potuto ospitarli e curarli, in quanto non autorizzati, ma ne abbiamo consigliato
però la consegna presso altri CRAS anche se purtroppo molto distanti come quello
di Pignola in provincia di Potenza o quello del Parco di Gallipoli Cognato nel
comune di Accettura. In alcuni casi è stato necessario chiedere la
collaborazione della LIPU di Gravina-Altamura per il trasporto presso il Centro
Recupero della Regione Puglia, in provincia di Bari”. Centinaia di esemplari di
diverse specie sono stati dunque vittime della burocrazia e della mancanza di un
programma di gestione dei CRAS su base pluriennale. Nel 2015 sono stati affidati
al CRAS materano 321 esemplari di cui il 70 % nuovamente restituito alla natura.
Nel 2016 ci si deve quindi chiedere quale destino hanno avuto questi animali che
mediamente vengono affidati ogni anno al CRAS e sarebbe interessante verificare
quanti di essi sono stati realmente salvati e trasportati negli altri centri e
quanti invece sono stati abbandonati al loro destino, in netto contrasto con le
severe normative che li tutelano in Italia ed in Europa. E’ paradossale che
mentre nei vicini comuni di Gravina e Altamura centinaia di animali protetti
venivano soccorsi e poi affidati alla LIPU e alla Polizia Locale, a Matera e in
altri comuni della Provincia vi è stato un vuoto gestionale che ha determinato
spesso disagi e proteste, con situazioni spesso sfociate nella più totale
illegalità ed inciviltà come l’abbandono di esemplari in evidente difficoltà o
il furto da parte di privati di specie particolarmente protette.
Per anni il
CRAS materano ha garantito un servizio alla Città e all’intero territorio
provinciale ed ha dovuto sempre fare i conti con la mancanza di risorse
sufficienti alle reali necessità, con alcune carenze strutturali e di
attrezzature non ancora colmate dalle istituzioni. Ma si sa, la protezione della
natura e della fauna pare che sia oggi oggetto di continuo ridimensionamento e
depotenziamento, così come succede anche a livello nazionale su più fronti.
Molto spesso il livello di civiltà e di cultura di una comunità, in riferimento
soprattutto a Matera città designata Capitale Europea della Cultura nel 2019, si
misura anche da come si affrontano le problematiche di convivenza con le specie
più rare e preziose che hanno scelto le città per convivere con l’Uomo. “Altrove
– continua Matteo Visceglia – e soprattutto all’estero alcune specie vengono
platealmente e rigorosamente tutelate e valorizzate in mille modi, fornendo
occasioni di sviluppo di un turismo naturalistico che, come è giusto che sia,
deve essere sempre integrato ed associato al turismo culturale,
storico-architettonico, archeologico, enogastronomico. Il CRAS è innanzitutto un
presidio della tutela della natura sul territorio che si interfaccia ogni giorno
con la comunità ma è anche una struttura in grado di monitorare e valorizzare lo
stretto legame tra la fauna protetta e le esigenze di una comunità in quadro di
civile e rispettosa convivenza tra Uomo e Natura".
Nessun commento:
Posta un commento