POLICORO – Purtroppo è risultato vano il tentativo di Vincenzo Pastore, responsabile dell’associazione Nautica e motonautica lucana, che gestisce il servizio di salvamento “Mare Sicuro 2009” sui sette chilometri di spiaggia del centro jonico, di salvare un esemplare di tartaruga marina in via di estinzione “Caretta Caretta”. L’animale è stato rinvenuto da Pastore nella giornata di venerdì 21 tra il lido “Bambulè” e la località “Torremozza”, quest’ultimo luogo dove egli ha la postazione principale. A bordo del suo acquascooter appena si è accorto che in mare c’era qualcosa che galleggiava si è subito precipitato a verificare cosa fosse e quando è arrivato sul posto si è accorto che era una carcassa di tartaruga “Caretta Caretta”. La prima cosa che ha fatto è stato chiamare il Locamare del centro jonico, sede staccata della Capitaneria di porto di Taranto, subito dopo la stessa Capitaneria della città dei due mari che lo hanno indirizzato poi al locale comando della Polizia municipale di Policoro. Dopo un giro di telefonate finalmente si è venuto a capo della situazione trasportando la tartaruga già morta presso il centro di recupero animali selvatici dell’oasi Wwf di Policoro all’interno del Bosco Pantano. Non si conoscono ancora i motivi del decesso dell’animale acquatico, che fa il paio, purtroppo, con la morte di un altro esemplare di tartaruga ritrovato nelle acque di Rotondella ucciso da un’elica di un natante. E pensare che solo pochi giorni fa, sempre presso il centro recupero del Wwf, era stata liberata in mare, tra la gioia generale dei presenti, una Caretta Caretta di ventidue centimetri, mascotte chiamata simpaticamente “Guizzo”, salvata dai volontari e dai veterinari del centro gestito da Antonio Colucci prima e poi curata presso la clinica della facoltà di Veterinaria di Bari, partner del centro jonico per questo genere di interventi, e successivamente liberata da studentesse-stagiste dell’università di Teramo ospiti, insieme a tanti turisti, nell’incantevole polmone verde della riserva protetta di Policoro.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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