POLICORO - Si chiama VAL.BIO.LUC.
(Valorizzazione della Biodiversità Lucana)
il progetto finanziato dalla Regione Basilicata nell’ambito della Misura
124 Health Check e che vede capofila il CNR Istituto di Genetica Vegetale,
sezione di Policoro, che insieme all’Università di Basilicata ed altri partner
privati affronta il tema della
valorizzazione dei prodotti tipici e del recupero di tradizioni locali ad essi
legate. L’argomento di studio è quello delle leguminose ed è anche oggetto di
approfondimento da parte di enti territoriali (GAL, Parchi etc.) e soggetti
privati dalla cui collaborazione sono nati interessanti progetti per la
valorizzazione di intere aree geografiche dalle potenzialità inespresse. “La
presenza delle leguminose negli avvicendamenti colturali lucani, osserva Giulio Sarli del CNR-IGV e responsabile
scientifico del progetto, può parzialmente rispondere ad una crescente esigenza
di salvaguardia dell’ambiente, sfruttando la capacità naturale di queste
colture di accumulare l’azoto atmosferico in composti proteici ad elevato
valore biologico, parte dei quali può migliorare la disponibilità di azoto
organico nel terreno”. Fondamentale risulta la sperimentazione volta a valutare
la diversa attitudine delle principali specie e varietà locali di leguminose
coltivate in Basilicata per la produzione di molecole a carattere “nobile”,
quali isoflavoni e proteine. Queste sostanze sono attualmente molto studiate
per la loro funzione nutraceutica, essendo in grado – se assunte regolarmente
con la dieta – di agire nella prevenzione e/o rallentamento nell’insorgenza di
alcune gravi patologie. Il territorio lucano si distingue per la sua ricchezza
di produzioni agricole che spaziano dai cereali alle colture orticole, passando
attraverso colture officinali e prodotti trasformati quali pane, pasta, olio,
formaggi, salumi e diversi ecotipi locali di leguminose quali fagiolo
(Phaseolus vulgaris L.) e cece (Cicer arietinum L.). L’areale lucano è
tradizionalmente vocato alla coltivazione di leguminose in particolare cece e
fagiolo che, sin dal passato, sono stati coltivati in piccoli orti sub-urbani
dove si coltivavano vecchie popolazioni delle quali oggi poco è rimasto
lasciando il posto alle più competitive varietà commerciali. Il fagiolo, nei
suoi tipi rampicanti e nani, dopo la soia rappresenta la leguminosa più
importante utilizzata per l’alimentazione umana, ma anche il cece, il favino,
il pisello proteico, ed altre leguminose spontanee e foraggere sono di
fondamentale importanza per l’alimentazione umana ed animale.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)
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