Importante passo avanti
per la realizzazione del deposito nazionale delle scorie e dei rifiuti
nucleari. È stata infatti consegnata venerdì 2 gennaio la Carta delle aree
potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale per i rifiuti
radioattivi. La carta è stata consegnata un giorno prima della scadenza dalla
Sogin (la società statale per lo smantellamento degli impianti nucleari
italiani e la gestione del rifiuti radioattivi). Oggi i rifiuti radioattivi in
Italia sono distribuiti in 23 depositi.
Un lungo iter
Lo scorso 4 giugno Ispra
(Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) aveva pubblicato
un documento
che si attendeva da circa un quarto di secolo: «Criteri per la localizzazione
di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e
media intensità». Dopo aver ricevuto la carta delle zone idonee, ora Ispra
ha due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei criteri di
identificazione e validare la carta. Dopodiché entro un mese i ministeri dello
Sviluppo economico e dell’Ambiente daranno il nulla osta all’approvazione della
carta, la cui pubblicazione e del progetto preliminare, spiega Sogin,
«apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà
in un seminario nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti
coinvolti e interessati» al deposito nazionale
Il deposito nazionale
Il deposito nazionale è
un’infrastruttura ambientale di superficie (che sarà pronta secondo le stime
non prima del 2022 al costo di 1,2-2,5 miliardi di euro) dove mettere in totale
sicurezza (per 200-300 anni) i rifiuti radioattivi che in Italia derivano per
il 60% da impianti nucleari smantellati o in fase di smantellamento e per il
40% (circa 500 metri cubi/anno) da attività industriali, di medicina nucleare e
di ricerca. Il deposito consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila
metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di
circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Insieme al deposito
nazionale sarà realizzato il Parco tecnologico: un centro di ricerca, aperto a
collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei
rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio
interessato. Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura
garantirà,- assicura Sogin, la totale sicurezza per i cittadini e l’ambiente e
il rispetto delle direttive europee.
Mappa
In pratica nella mappa
sono state tolte le aree urbane, le zone sismiche, le aree protette, le lagune,
le zone presso dighe e altre infrastrutture, le aree franose o alluvionali.
Restano quelle comprese tra 20 e 700 metri di quota e che si trovano a oltre 5
chilometri dalle coste, quelle più lontane di mille metri da ferrovie, autostrade
e strade di grande circolazione. In pratica restano un centinaio di aree in una
dozzina di regioni.
Fonte
Corriere della sera
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