mercoledì 2 luglio 2014

Continua la mobilitazione di Gianni Fabbris a difesa dell’azienda agricola Conte/Ergastolo


                                                             
POLICORO – Gli agricoltori di “Soccorso contadino” continuano ad occupare l’azienda agricola di Leonardo Conte alla fine di viale Matera, al confine tra il territorio di Policoro e quello di Tursi rientrante da un punto di vista geografico in quest’ultimo. Così a distanza di tre mesi Gianni Fabbris e i suoi sostenitori non mollano la loro battaglia etica. A marzo bloccarono l’ufficiale giudiziario all’ingresso dei cancelli dell’azienda e la stessa cosa avrebbero fatto nel pomeriggio del 30 giugno quando il pubblico ufficiale era atteso in azienda per certificare il passaggio di proprietà dalla famiglia Conte/Ergastolo a una nuova di cui il nome non è stato fatto, anche se si tratterebbe di vicini di casa della stessa famiglia che avrebbero comprato beni di confinanti messi all’asta. La procedura parte nel gennaio 2013 quando si certifica il fallimento della famiglia Conte con parte dei beni, in questo caso l’azienda agricola con annesso casolare di 17 ettari totali, messi all’asta per onorare i debiti. Secondo Fabbris e soci l’operazione sarebbe stata preceduta da un incontro a porte chiuse a Matera da parte di gente senza scrupoli per “pilotare” l’asta. “Non si spiega altrimenti –tuona Fabbris nella mattinata del 30- come proprietà di questo tipo che valgono almeno 500 mila euro siano passate di proprietà per la modica cifra di 80 mila. Questa è una vera e propria speculazione tipica di quelle di un’economia da guerra con persone facoltose che con la liquidità vogliono comprare la vita e il lavoro delle persone. Perché di questo si tratta non solo della semplice acquisizione di un patrimonio”. Fabrris sostiene che la mobilitazione va avanti e non ha alcuna intenzione di fermarsi: “Da qui non ce ne andiamo –continua- nemmeno se vengono con i carri armati perché c’è un limite morale di fronte al quale non possiamo soprassedere. Volevamo un incontro con i potenziali acquirenti che in questi mesi non si sono fatti vivi e ora li invitiamo una seconda volta a battere un colpo anche per interposta persona: troviamo un accordo bonario nell’interesse di tutti. Siamo disponibili a ristorare gli 80 mila euro con l’aggiunta di qualcosa in più per restituire questa azienda ai proprietari morali e così rilanciarla; oppure entrino anche loro nella nostra cooperativa sociale perché noi di questa azienda vogliamo farne una fattoria didattica con la coltivazione di prodotti biologici e orti”. E a tal proposito Fabbris ha annunciato che ha costituito una cooperativa che ha intenzione di rilevare, sempre presso il tribunale civile di Matera, gli altri 7,5 ettari di terreni circostanti l’azienda ancora di proprietà della famiglia Conte/Ergastolo e chiederà la tracciabilità degli 80 mila euro per la prima asta. I mobilitatori hanno invitato al sit in anche il sindaco di Tursi, Giuseppe Labriola (centro-destra), il quale in veste istituzionale ha convocato, dietro sollecitazione di Fabbris, un tavolo concertativo tra le parti- vecchia proprietà, nuova e occupanti- mercoledì 2 luglio presso lo stesso Municipio per addivenire ad una soluzione che possa restituire splendore ad un’ azienda che per anni è stata un modello del settore. Quindi anch’egli ha auspicato un rilancio come accaduto in casi simili in Emilia Romagna. Inoltre Fabbris ha consegnato una missiva a Don Salvatore De Pizzo, parroco della chiesa Buon Pastore di Policoro, affinchè possa intercedere presso il vescovo Mons. Francesco Nolè, “di rimettere a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, chiedendo dunque un sostegno morale alla Curia. Infine non dovrebbe mancare anche un interessamento della Regione Basilicata, nella persona dell’assessore all’Agricoltura alla quale sempre Fabbris notificherà una lettera, per sensibilizzare anche l’Ente sulla vicenda di questa azienda chiedendone il coinvolgimento tramite il Psr (Piano di sviluppo regionale). Alla manifestazione c’era anche l’avv. Antonio Melidoro che cura gli interessi di “Soccorso contadino”; mentre Leonardo Conte ha affermato che i suoi guai sono iniziati nel 1993 con la psicosi del morbo della mucca pazza.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

Nessun commento:

Posta un commento