martedì 27 maggio 2014

Retrocessione Real Metapontino: analisi di una stagione agonistica

POLICORO – Il Real Metapontino dopo aver perso lo spareggio play out contro la Puteolana (1-1 a Pozzuoli dopo i tempi supplementari ma in virtù di un miglior piazzamento nella regular season a salvarsi sono stati i campani) domenica 18 maggio retrocede dopo solo un anno dalla serie D al campionato regionale di Eccellenza lucana. La matricola lucana non è riuscita nell’impresa di conseguire la salvezza, obiettivo naturale il primo anno di noviziato per chiunque. Il presidente Pasquale Casalnuovo non sarà certamente contento di questa avventura calcistica, però non bisogna nascondere alcuni errori. Il primo: non si sarebbe dovuta smembrare la squadra che ha dominato l’Eccellenza nel 2012/2013; forse tre quattro innesti, uno per reparto, non avrebbero snaturato l’identità del team. Nell’arco della stagione appena conclusasi il Real Metapontino sembrava un hotel a 5 stelle con un via vai di calciatori molto frequente: fino a quasi metà campionato c’è stata una squadra e dopo un’altra, stesso discorso vale per il tecnico, da Logarzo a Catalano. Nello sport come nella vita non sempre chi investe di più ha la vittoria in tasca. Facendo un paragone anche Moratti in passato ha speso molto per l’Inter senza che arrivassero i risultati: i valori umani e sportivi possono compensare le carenze economiche. Sotto l’aspetto tecnico la squadra non è sembrata inferiore a quelle che si sono salvate, basti ricordare i due ottimi e meritati pareggi contro il Matera (promosso poi in Lega Pro) e il Taranto (secondo classificato) al “Rocco Perriello” di Policoro; la vittoria di misura sul Brindisi, sempre tra le mura amiche, e qualche buona performance in trasferta. E’ mancato lo spirito di gruppo, l’amalgama dei giocatori che si crea col tempo e di conseguenza una continuità di risultati che, soprattutto in casa a Policoro è mancata: appena 4 vittorie. Il resto degli errori è da attribuire alle complicità oggettive: non c’era una tifoseria e in casa si sentivano solo i cori degli ospiti, per alcuni aspetti il fattore campo non è mai stato il 12simo uomo come capita sui terreni ci gioco pugliesi, campani e calabresi. Il manto erboso alle prime gocce d’acqua diventava impraticabile sfavorendo chi attaccava e privilegiando chi giocava in contropiede, in genere gli ospitati. La città di Policoro, sbagliando, non ha mai sentito propria la squadra solo perché si chiamava Real Metapontino, non capendo il progetto di città comprensorio che può nascere a partire proprio dal calcio, straordinario veicolo di aggregazione. E’ come se i residenti di Verona non riconoscessero il Chievo, quartiere della città veneta, perché c’è l’Hellas Verona. Assurdo! E infatti la dove si pensa prima alla comunità e poi alle singole persone i risultati si vedono. Un capitolo triste lo merita anche la classe imprenditoriale cittadina: altrove ci sono le cordate per rilevare una compagine, a Policoro non ce n’era nemmeno bisogno, però almeno un tentativo per rafforzare il patrimonio sportivo, di immagine e promozione del territorio poteva esserci. Infine l’aspetto istituzionale/politico: una concertazione tra città, imprenditori e proprietà doveva essere una priorità per gettare le basi di una permanenza in serie D anche in vista del nuovo impianto sportivo previsto nel Contratto di quartiere II nella zona Lido, e invece dopo l’ingloriosa fine del Policoro 2000 nell’estate 2013, con la consegna del titolo sportivo all’Amministrazione comunale, ora anche il Real Metapontino rischia la stessa fine. Speriamo che Casalnuovo dopo l’amarezza della retrocessione voglia continuare in questa avventura per il bene della città di Policoro e dell’intero comprensorio proprio come lo è Melfi nel Vulture. La comunità jonica ha bisogno di persone generose, passionali, coraggiose, intraprendenti senza le quali una città non avrà mai un’anima, quella che è sempre mancata allo sviluppo culturale di Policoro. Non chiudiamo un’altra pagina nera di una città che ha appena 55 anni di autonomia.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

Nessun commento:

Posta un commento