POLICORO
– Un giro in bicicletta per Policoro e dintorni è quanto mai uno dei passatempo
privilegiati dei policoresi, insieme alla passeggiata/maratona a mare, zona
Lido. Solo che a volte ci si può imbattere in spiacevoli sorprese. Non parliamo
dei cani randagi, di cui la città è infestata, ma di un problema ancora più
grave perché tocca la salute dei residenti: la presenza di amianto. E’
l’incontro di terzo tipo avuto settimane fa da un gruppo di ciclisti che
durante il fine settimana in coincidenza con le belle giornate si è trovata di
fronte nel loro frequente tour del week end. La discarica di amianto a cielo
aperto si troverebbe sul ciglio della strada di via Pesaro, poco prima di
arrivare alla fornace (zona Bosco Soprano alla fine di via Puglia) dove anni fa
c’era il mattonificio, fabbrica ormai dismessa. Secondo le testimonianze dei
ciclisti amatori, nei rifiuti ci sarebbero pezzi di tettoie di edifici in
amianto in grandi quantità presenti nell’area da molto tempo. Infatti girano
spesso per quelle vie periferiche della città jonica e davanti il degrado
visibile ad occhio nudo da chiunque passi, le prime volte pensavano ad un
intervento immediato per rimuovere le “macerie”, ma con il passare del tempo si
sono accorti che tutto rimaneva come prima. Da qui la denuncia pubblica
giornalistica per smuovere le coscienze di ambientalisti e istituzioni che vogliano farsi
carico del problema presente in quell’area con ben due depositi vicini tra
loro, sempre secondo i bikers, al fine di rimuovere il materiale nocivo. E come
se non bastasse un terzo sarebbe ai bordi del fiume Agri al confine tra Tursi e
Montalbano. Ricordiamo che l’amianto è una sostanza dannosa per la salute del
cittadino che per inalazione standoci a contatto può contrarre malattie
cancerogene. Purtroppo in natura è un materiale molto comune e casi del genere
se ne sono registrati molti in città: uno su tutti nella zona di un’altra ex
area produttiva di quello che fu lo Zuccherificio di cui oggi è rimasto solo lo
“scheletro”. Le polveri contenenti fibre
d'amianto, respirate, possono causare l'asbestosi per
importanti esposizioni, tumori della pleura (ovvero il mesotelioma
pleurico) e il carcinoma polmonare: un'esposizione prolungata
nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di
contrarle. L'amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta
per la coibentazione di edifici, tetti, treni; come materiale
per da costruzione per l'edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio
(noto anche con il nome commerciale Eternit)
utilizzato per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie,
ed inoltre nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche,
materiali d'attrito per i freni di veicoli, guarnizioni), ma anche per la
fabbricazione di corde, plastica e cartoni. Altro uso diffuso era come
componente dei ripiani di fondo dei forni per la panificazione. Oggi la
produzione e lavorazione dell'amianto è fuori legge in Italia dal 1992.
Gabriele
Elia
(fonte
il Quotidiano della Basilicata)
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