“Il ministro di governo Paolo Romani vuole 90 mila barili in più al giorno dalla Basilicata e vuole trivellare il nostro mar Jonio. Ora nello Jonio Lucano ci sono quattro richieste di permessi di ricerca petrolifera, ben dieci in tutto il mar jonio, da Soverato a Policoro. In Basilicata, in terraferma, ci sono ben 68 pozzi attivi disseminati tra l’Agri, il Cavone e il Basento, più 43 pozzi per altre attività minerarie e 358 tra sterili ed esausti. L’ultima intesa tra governo e Regione Basilicata sulle estrazioni minerarie non prevede particolare tutela degli ecosistemi, dell’agricoltura, del turismo, dell’acqua e della salute delle persone. Le royalites, già un’elemosina (il 7 % dei barili estratti, in mare il 4%), non saranno più conteggiate e spariranno ulteriormente dal controllo sociale perché, col nuovo accordo, si trasformeranno in
generiche opere d’infrastrutture. Sfruttati come nel medioevo dai signorotti del petrolio perderemo posti di lavoro nell’agricoltura e nel turismo con il pericolo d’inquinamento irreversibile della nostra acqua, del mare e della terra. Il petrolio finirà nel breve periodo e ci lasceranno un territorio e un mare devastato, dove non sarà possibile costruire alcun futuro su agricoltura, turismo ed energie rinnovabili, mentre la Basilicata (non industrializzata) ha superato la media nazionale dei tumori. Sull’ultima intesa Governo-Regione Basilicata e il memorandum sul petrolio del presidente De Filippo chiediamo ai sindaci lucani di opporsi a questo progetto di un energetico calato dall’alto, di convocare consigli comunali aperti con i cittadini e tutte le forze sociali e politiche per decidere in democrazia partecipata il futuro del nostro territorio e del nostro mare”. Questo affermano le associazioni ambientaliste che domenica 26 giugno in mattinata, ore 12:00, al Lido Sirena si sono dati appuntamento per la manifestazione.
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