giovedì 19 maggio 2011

Progetto “Children”: scambi culturali tra il Comune di Policoro e Banesti





POLICORO - Il Comune di Policoro e la città romena di Banesti hanno sottoscritto il protocollo di intesa “Children” con il quale ragazzi del vicino Paese dell’Est europeo verranno ospitati nel centro jonico e giovani policoresi andranno a Banesti. L’accordo è stato siglato nella mattinata del 15 maggio nella biblioteca comunale “Massimo Rinaldi” all’interno del convegno: “Itinerari storico-religiosi nel territorio di Policoro”, rientrante nei festeggiamenti in omaggio alla protettrice di Policoro: Maria SS del Ponte. Erano presenti il sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, il quale ha esordito: “Il gemellaggio tra queste due comunità nato nel 2008 nel segno dell’archeologo Dinu Adamesteanu si consolida sempre di più e incentrato sulla valorizzazione del patrimonio storico, naturalistico e del mare. Il progetto “Children” mira ad intensificare gli scambi culturali tra le due città ai quali mi auguro che presto possiamo aggiungere un investimento comune attingendo da appositi fondi comunitari”. Il parigrado Petre Costache ha ricostruito brevemente la storia che ha portato le due città a gemellarsi tra loro: “Il collante è stato Dinu Adamesteanu, primo Soprintendente della Basilicata, e noi siamo orgogliosi che l’ambasciata di Romania a Roma abbia scelto il mio Comune per ricordare nel migliore dei modi un grande uomo di cultura. Con questo protocollo di intesa tramandiamo ai nostri giovani il suo ricordo”. Durante l’incontro l’archeologa Marta Golin dell’università di Innsbruck ha sostenuto come dai suoi studi nulla si riscontra di feste popolari nella storia delle colonie greche da cui trae origine l’odierna Policoro, anche se ci sono degli accostamenti: “Con i banchetti nei tempi di Demetra ad esempio si mangiava e si beveva nei santuari in particolari ricorrenze, e si facevano offerte di: grano, dolci, cibo e denaro. Nell’antichità gli Dei erano venerati alla stessa maniera in cui oggi si venerano i Santi, la cui devozione è più sentita al Sud che non al Nord. Gi scavi archeologici ci dicono ad esempio che la città di Herakleia si espandeva su 140 ettari all’interno del cui perimetro sorgevano ben cinque santuari, il più importante era appunto quello di Demetra: la Dea dell’agricoltura e della fertilità. Nel V secolo dopo Cristo però la religione si impersonifica nella figura di Maria, la Madonna per antonomasia”. L’assessore comunale Mary Padula ha portato i suoi saluti, affermando nella sua telegrafica relazione che il patrimonio storico di tutta la Magna Grecia jonica debba essere messo in rete per renderlo fruibile ed intercettare quel flusso di turismo religioso che ogni anno fattura 4 miliari di euro, con incremento del 12% di presenze straniere. Infine si è soffermata, da archeologa, sul culto paleo-cristiano del terzo secolo avanti Cristo in Lucania e in particolare nell’area di Venosa.

Nessun commento:

Posta un commento