POLICORO – Il Real Metapontino
dopo aver perso lo spareggio play out contro la Puteolana (1-1 a Pozzuoli dopo
i tempi supplementari ma in virtù di un miglior piazzamento nella regular season
a salvarsi sono stati i campani) domenica 18 maggio retrocede dopo solo un anno
dalla serie D al campionato regionale di Eccellenza lucana. La matricola lucana
non è riuscita nell’impresa di conseguire la salvezza, obiettivo naturale il
primo anno di noviziato per chiunque. Il presidente Pasquale Casalnuovo non
sarà certamente contento di questa avventura calcistica, però non bisogna
nascondere alcuni errori. Il primo: non si sarebbe dovuta smembrare la squadra
che ha dominato l’Eccellenza nel 2012/2013; forse tre quattro innesti, uno per
reparto, non avrebbero snaturato l’identità del team. Nell’arco della stagione
appena conclusasi il Real Metapontino sembrava un hotel a 5 stelle con un via
vai di calciatori molto frequente: fino a quasi metà campionato c’è stata una
squadra e dopo un’altra, stesso discorso vale per il tecnico, da Logarzo a
Catalano. Nello sport come nella vita non sempre chi investe di più ha la
vittoria in tasca. Facendo un paragone anche Moratti in passato ha speso molto
per l’Inter senza che arrivassero i risultati: i valori umani e sportivi
possono compensare le carenze economiche. Sotto l’aspetto tecnico la squadra
non è sembrata inferiore a quelle che si sono salvate, basti ricordare i due
ottimi e meritati pareggi contro il Matera (promosso poi in Lega Pro) e il
Taranto (secondo classificato) al “Rocco Perriello” di Policoro; la vittoria di
misura sul Brindisi, sempre tra le mura amiche, e qualche buona performance in
trasferta. E’ mancato lo spirito di gruppo, l’amalgama dei giocatori che si
crea col tempo e di conseguenza una continuità di risultati che, soprattutto in
casa a Policoro è mancata: appena 4 vittorie. Il resto degli errori è da
attribuire alle complicità oggettive: non c’era una tifoseria e in casa si sentivano
solo i cori degli ospiti, per alcuni aspetti il fattore campo non è mai stato
il 12simo uomo come capita sui terreni ci gioco pugliesi, campani e calabresi.
Il manto erboso alle prime gocce d’acqua diventava impraticabile sfavorendo chi
attaccava e privilegiando chi giocava in contropiede, in genere gli ospitati.
La città di Policoro, sbagliando, non ha mai sentito propria la squadra solo
perché si chiamava Real Metapontino, non capendo il progetto di città
comprensorio che può nascere a partire proprio dal calcio, straordinario
veicolo di aggregazione. E’ come se i residenti di Verona non riconoscessero il
Chievo, quartiere della città veneta, perché c’è l’Hellas Verona. Assurdo! E
infatti la dove si pensa prima alla comunità e poi alle singole persone i
risultati si vedono. Un capitolo triste lo merita anche la classe
imprenditoriale cittadina: altrove ci sono le cordate per rilevare una
compagine, a Policoro non ce n’era nemmeno bisogno, però almeno un tentativo
per rafforzare il patrimonio sportivo, di immagine e promozione del territorio poteva
esserci. Infine l’aspetto istituzionale/politico: una concertazione tra città,
imprenditori e proprietà doveva essere una priorità per gettare le basi di una
permanenza in serie D anche in vista del nuovo impianto sportivo previsto nel
Contratto di quartiere II nella zona Lido, e invece dopo l’ingloriosa fine del
Policoro 2000 nell’estate 2013, con la consegna del titolo sportivo
all’Amministrazione comunale, ora anche il Real Metapontino rischia la stessa
fine. Speriamo che Casalnuovo dopo l’amarezza della retrocessione voglia
continuare in questa avventura per il bene della città di Policoro e
dell’intero comprensorio proprio come lo è Melfi nel Vulture. La comunità
jonica ha bisogno di persone generose, passionali, coraggiose, intraprendenti
senza le quali una città non avrà mai un’anima, quella che è sempre mancata allo
sviluppo culturale di Policoro. Non chiudiamo un’altra pagina nera di una città
che ha appena 55 anni di autonomia.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)
Nessun commento:
Posta un commento