POLICORO – Il circolo
cittadino delle Acli (Associazione cattolica lavoratori italiana” “Massimiliano
Kolbe” nella mattinata del 4 marzo ha organizzato un convegno, presso
l’auditorium del centro giovanile “Padre Minozzi”, dal tema: “Il riordino del
sistema sanitario regionale”. Il presidente di circolo cittadino, Raffaele
Palmieri, nella sua introduzione ha spiegato che l’ospedale civile “Giovanni
Paolo II” di via Salerno è un presidio strategico del territorio per la sua
ubicazione, bacino d’utenza a cavallo tra due regioni, Calabria e Puglia, e
soprattutto durante l’estate i servizi sanitari alla persona aumentano a
dismisura per la presenza di turisti. Il pensiero di Palmieri è quello della
maggior parte dei policoresi che da anni temono un ridimensionamento della
struttura sanitaria, tanto è vero che è stato costituito pure un comitato
cittadino: ospedale di Policoro non si tocca. Palmieri ha anche aggiunto che
andrebbe potenziato con maggiori professionalità e qualità dei servizi. L’ing.
Basentini ha sottolineato ai nostri microfoni il mancato rimborso chilometrico
da parte dell’Asm (azienda sanitaria materana) ai dializzati e le difficoltà
per chi non è di Matera città di vedersi riconosciuto il piano terapeutico per
una cattiva interpretazione della legge regionale 42. Il direttore generale Asm
Piero Quinto nel suo intervento ha focalizzato l’attenzione sul decreto
ministeriale 70/2015 dal quale discendono tutte le riforme del settore. Ha
parlato di numeri, come quello del bacino d’utenza che nel caso dell’ospedale
di Policoro dev’essere compreso tra 80 mila e 150 mila persone, e in forza di
questi numeri la normativa nazionale dice quali servizi può espletare un
ospedale. Per esempio i posti letto: 2,88 ogni mille abitanti per malati acuti,
e in provincia di Matera tra la città dei Sassi e Policoro ce ne sono 478; di
come la Basilicata pur essendo una regione con meno di 600 mila abitanti è
riuscita in sede di conferenza Stato-Regioni a non perdere il servizio della
cardio-chiururgia. Numeri, purtroppo, a parere di Quinto, con i quali si devono
fare i conti e nulla può la Regione di fronte ai limiti della normativa
nazionale sulla quale la Basilicata non è mai stata commissariata dal Governo
nazionale. Comunque sia, il nosocomio del centro jonico non corre il rischio di
chiusura nel nuovo riassetto territoriale, anche se bisogna puntare
sull’assistenza domiciliare e ottimizzare le risorse, cosa, quest’ultima, che
sarebbe stata fatta nel ridisegnare il sistema sanitario regionale mantenendo i
servizi e accentrando le responsabilità in un unico ospedale. Se si sforano
alcuni parametri bisogna attivare il piano di rientro economico e lì sarebbero
dolori. Non solo sulla salute ma anche nelle tasche dei cittadini.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano
del Sud)
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