lunedì 17 novembre 2014

Romeno perseguitato in via Monte Rosa


POLICORO – Il 28 ottobre scorso D.N. romeno del 1971 in via Monte Rosa per almeno un’ora protestò vivamente contro le forze dell’ordine tenendo in mano carte e denunce. Una gazzella dei militari non riuscì a calmare l’uomo, lucido nelle sue richieste, tanto che furono costretti a chiamare rinforzi. Il romeno però anche di fronte ad un’altra pattuglia dei Carabinieri, agli agenti del commissariato di pubblica sicurezza del centro jonico e un’ambulanza del 118 continuò la sua protesta; anzi per renderla ancora più credibile con una lametta iniziò a tagliarsi varie parti del corpo creando un certo allarmismo tra i presenti. E per di più prese a pugni il cofano anteriore di una macchina dei carabinieri sporcandola di sangue. Non fu sufficiente nemmeno un’iniezione di sedativo da parte degli infermieri del 118 per calmarlo, tanto che solo intorno alle 24:00 con la forza fu immobilizzato, messo sulla barella e trasportato d’urgenza nel locale nosocomio “Giovanni Paolo II” di via Salerno per le medicazioni del caso. Oggi è ritornato nella sua abitazione di via Monte Rosa insieme alla moglie e alla figlia e a bocce ferme vuole chiarire i motivi della sua protesta che, questa volta pacificamente, continua. Infatti all’origine della stessa ci sarebbero, come anticipato dal Quotidiano dell’articolo apparso il 30 ottobre, cattivi rapporti di vicinato con un’altra famiglia di stranieri di nazionalità albanese che abitano proprio di fronte l’abitazione del romeno. Lo stesso ci mostra le denunce presentate presso il commissariato di p.s. che finora non hanno trovato risposta. Ha scritto una sorta di memoriale con tutte le angherie che ha dovuto subire e subisce tutt’ora dai suoi vicini tra cui: aggressione alla figlia che frequenta la scuola media, calci e pugni alla porta di ingresso con tanto di danni, sguardi non propriamente amichevoli quando esce o quando entra nel quartiere dove risiede. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso il 28 è stata la minaccia ricevuta per non aver pagato la sua quota di pompa per la fogna acquistata, a suo dire, dagli albanesi senza dire nulla al vicinato per poi rivalersi su tutti i residenti. D.N. per far valere le sue ragioni ha anche contattato un avvocato perché ormai esasperato per l’eccessiva conflittualità con i vicini che, sempre a suo dire, sarebbero senza permesso di soggiorno e oltretutto abusivi nell’appartamento in cui risiedono.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)

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