Una cosa è certa: i conti non
tornano. Almeno, non tornano dappertutto. Chi pensava che l'attribuzione di
competenze sul turismo alle Regioni, avvenuta con la pasticciata e controversa riforma
del titolo V della Costituzione voluta nel 2001 da un centrosinistra
all'inseguimento della Lega Nord, avrebbe finalmente fatto ripartire quello che
dovrebbe essere uno dei principali motori della nostra economia, deve vedersela
adesso con i numeri. Uno innanzitutto: 939 milioni e 600 mila euro. Secondo uno
studio recentissimo della Confartigianato è questa la somma (enorme) che nel
triennio 2009-2011 hanno investito in media annualmente per la promozione
turistica le 21 Regioni e Province autonome italiane. Con il risultato che
mentre la spesa aumentava quasi ovunque a ritmi impetuosi, non si registrava lo
stesso tasso di crescita per arrivi e presenze. Per non
dire del paradosso più paradossale. Quello per cui chi più spende, meno turisti
ha.
MOLISE E BASILICATA - Soltanto il Molise e la Basilicata hanno speso come la Sicilia,
naturalmente in proporzione ai turisti arrivati nella Regione. Ma se la Regione
siciliana, pur avendo speso per ogni presenza una cifra seconda solo a quella
della Valle d'Aosta, è decima nella classifica del turismo, il Molise e la
Basilicata sono invece rispettivamente ultimo e penultimo. Come per la Valle
d'Aosta c'entrano sicuramente anche le dimensioni territoriali, che penalizzano
le Regioni più piccole. È però un fatto (e sorprendente) che alla spesa
proporzionalmente più elevata corrisponda il minor numero di presenze.
Altrettanto incontrovertibile è che le sei Regioni e Province a statuto
speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Trento e
Bolzano) assorbano il 46,4 per cento del budget complessivo, contro il 4 per
cento del Veneto. Ma con una spesa di 436,3 milioni riescono a portare appena
un terzo in più dei turisti attirati in Veneto, dove l'investimento per la
promozione non supera annualmente 37 milioni e 700 mila euro. Somma undici
volte e mezzo inferiore.
Articolo tratto dal
Corriere della Sera (19 agosto)
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