Altri
giacimenti in arrivo. Alla Shell interessa non solamente la catena montuosa
della Maddalena che divide il vallo di Diano (Salerno, Campania) dalla val
d’Agri (Potenza, Basilicata). La compagnia anglolandese ha avviato al ministero
dell’Ambiente le procedure di valutazione d’impatto per cercare giacimenti in
altre due aree, nel cuore della Basilicata, definite La Cerasa e Pigneto. Per
ascoltare il sottosuolo alla ricerca di risorse la Shell adotterà una tecnologia
nuova, “passiva”, che non arreca disturbo. Comitati nimby e coorti di sindaci si
sono già attivati: dicono di temere (anzi, pronosticano con certezza)
devastazioni, disastri, catastrofi. Nel frattempo ricevono pareri positivi altri
progetti. Via libera del ministero dell’Ambiente a Ragusa per una prova di
estrazione con tre pozzi, approvate le procedure per gli storici giacimenti
Clara e Bonaccia in Adriatico, nel mar Ionio via libera ambientale allo studio
sotto il fondale al largo di Crotone e in una vasta area al centro del golfo di
Taranto. In Calabria e in Romagna dichiarazioni infocate di politici locali,
agitati per la ricerca di risorse. Le nuove ricerche della Shell hanno una
particolarità. In genere per capire con un’ecografia la forma del sottosuolo si
produce un rumore generato artificialmente, con un principio simile a quello del
medico che bussa con le nocche sul torace. Si tratta di vibrazioni non molto
diverse da quelle prodotte dal passaggio di un treno. Stavolta invece la Shell
non lancerà nel sottosuolo un’onda ma si limiterà ad ascoltare i rumori prodotti
da altri (treni, cementifici) e i borborigmi naturali delle viscere della terra.
Nessuna perforazione; solo minuscoli sensori d’ascolto («geòfoni», spiega la
Shell). Le ricerche in base a una collaborazione della Shell con il mondo della
ricerca saranno usate dalle Università di Napoli e di Potenza e dall’Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia per capire meglio il sottosuolo tormentato
di quelle regioni. Se si scoprissero indizi di giacimenti, «continuando il
dialogo con le istituzioni nazionali e locali nel pieno rispetto della legge,
del territorio e dei suoi abitanti — informa la Shell — presenterà una specifica
valutazione di impatto ambientale per ciascuna delle fasi successive di
esplorazione previste nel programma lavori». Finora i giacimenti della
Basilicata hanno consentito — afferma uno studio della Confindustria Basilicata
e della Shell — di sviluppare royalty per 1,8 miliardi, di generare un Pil e un
indicatore Bes (benessere equi sostenibile) che mettono invidia nelle regioni
vicine, di godere un tasse locali e di disoccupazione assai più bassi rispetto
al Sud, di investire meglio sulle fonti rinnovabili di energia e di attrarre
turismo (+ 16,5% gli arrivi nel 2015) come accaduto anche in altre aree a
vocazione petrolifera (Emilia-Romagna, Sicilia).
Fonte
Il
Sole 24 ore
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