POLICORO – Qualche tempo fa il noto quotidiano “il Sole 24 ore” pubblicò il libro: “Come si legge il Sole 24 ore”. Già, può sembrare strano ma leggere un articolo di giornale e soprattutto capirne il significato, a maggior ragione quando esso ha un taglio tecnico, non è semplice. Come non lo è riempierlo di contenuti e dunque scriverlo. Così per agevolare il lettore, a prescindere dalla testata che si legge, nei giorni scorsi il giornalista e scrittore Luciano Santilli (filosofo e attualmente direttore del magazine Capital con precedenti esperienze anche a Panorama e altri giornali italiani generalisti molto venduti) ha scritto il libro “Grammatica del giornalismo. Come si scrive per i media” (goWare 2016, pp. 304 - Edizione digitale € 6,99 | Edizione a stampa € 14,99). Un testo rivolto non solo a chi si approccia al mondo della comunicazione ma anche a chi già opera. Infatti negli ultimi anni una delle professioni che più si è evoluta è proprio quella del giornalismo con l’avvento di internet, social network e l’immediatezza delle notizie. Oggi più che mai siamo bombardati di informazione, non sempre di qualità, anzi, spesso le notizie sono prive di fondamento inquinando la mission del giornalista: diritto-dovere di informare e disorientano il lettore che ha il diritto ad essere informato correttamente. Ecco dunque che in soccorso al buon giornalismo c’è il libro di Santilli. Un vero e proprio manuale che non dovrebbe mancare a fianco del Pc di ogni giornalista, perché egli dà dei preziosi consigli sul linguaggio giornalistico e sulla grammatica, materia quest’ultima spesso trascurata anche nelle scuole italiane, per evitare di commettere errori pacchiani che possano generare dubbi anche nel lettore più attento. Egli dunque fornisce consigli su come scrivere bene un “pezzo” partendo dalle basi: la grammatica per poi finire al linguaggio, il più possibile di uso corrente, mettendo sotto le lente di ingrandimento un po’ tutta la professione: dalle leggi che la regolano, a partire dall’articolo 21 della Costituzione per poi passare a quelli del codice penale (diffamazione), legge sulla stampa, privacy e soprattutto carte deontologiche. Perché il giornalismo è una cosa seria e prima di scrivere bisogna mettersi nei panni di chi legge.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)
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