POLICORO – Prende sempre più corpo la proposta lanciata a fine luglio
2014 da ex amministratori di Policoro e Scanzano di fondere le due municipalità
in un’unica entità. Nella serata del 24 ottobre (giornata poi replicata a
Scanzano il 25) presso il centro giovanile Padre Minozzi è iniziata ufficialmente
la petizione popolare che poi dovrà essere consegnata ad entrambi gli Enti
locali prima del referendum confermativo. Intorno al tavolo dei relatori alcuni
componenti del Comitato promotore per la fusione dei due enti territoriali:
Antonio Di Sanza, Mario Altieri, Nicola Lopatriello, Mary Padula il tecnico
Felice Latronico che nella seduta pubblica hanno incontrato i cittadini
spiegando le motivazioni di questa iniziativa. E nei loro interventi è stato
sottolineato come i processi di cambiamento degli assetti della Pubblica
amministrazione in atto non devono vedere le piccole comunità subire
passivamente la volontà politica che arriva dall’alto, ma viceversa
autodeterminarsi dal basso per essere protagoniste del proprio futuro. E la
spinta dal basso, con la firma della petizione popolare che continuerà nei
prossimi giorni con altre iniziative, ha delle motivazioni anche contabili
esplicitate durante la prima uscita pubblica con tutti i cittadini: meno 300
mila euro annui di costi della politica nell’immediato con un unico sindaco,
Giunta e Consiglio e lo stesso dicasi per i dirigenti; contributi regionali che
per analogia con altri esperimenti di fusioni tra Comuni avvenuti in Toscana,
Emilia Romagna ammonterebbero a circa 200 mila euro l’anno per dieci anni dopo
la fusione; maggiori trasferimenti nazionali, anche qui previsti dalla legge,
di 1 milione di euro l’anno per i dieci anni post fusione; allentamento del
Patto di stabilità che significherebbe per i tre anni successivi avere in cassa
900 mila euro in più. Soldi che in periodi di vacche magre farebbero comodo,
secondo il Comitato, a chiunque anche a Municipi di grosse dimensioni. Ma i relatori
hanno anche aggiunto che la fascia jonica così com’è, troppo parcellizzata,
conterà sempre meno nelle decisioni strategiche di politica regionale e
nazionale non avendo una forte rappresentanza politica e troppo schiacciata
dalle logiche accentratrici di Potenza e Matera, a maggior ragione ora che
quest’ultima è diventata la città italiana capitale della Cultura europea 2019.
E’ stato rimarcato come nei giorni scorsi anche il Commissario governativo per
la spending rewiev, Cottarelli, abbia spiegato come nei prossimi anni i Comuni
avranno sempre meno soldi dallo Stato sottoforma di trasferimenti fino ad essere
azzerati del tutto, invogliando nello stesso tempo le comunità, soprattutto
quello più piccole, a mettersi insieme per ottimizzare risorse economiche ed
umane, senza trascurare nemmeno la possibilità che nel futuro immediato anche
le stesse Regioni subiranno un processo di accorpamento/smembramento e dalla
cui logica la Basilicata sarebbe la prima, perché troppo piccola, a farne le
spese. Infine la fusione, sempre a parere dei relatori, serve a ridisegnare lo
sviluppo complessivo del territorio, soprattutto nei settori cardine come il
turismo e l’agricoltura.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)
Nessun commento:
Posta un commento