“Raccogliere il grido d’allarme e la diffusa
esasperazione, specie tra gli agricoltori di Tursi e di aree interne del
materano, sull’emergenza cinghiali e prendere atto che ‘il piano di controllo
del cinghiale per il territorio della provincia di Matera per l'anno 2017’
definito dal dipartimento Agricoltura non è adeguato ad affrontare l’emergenza”.
Lo sostiene il vice presidente del Consiglio regionale Paolo Castelluccio (Fi),
facendo notare che “siamo di fronte a crescenti episodi di branchi di cinghiali
davanti alle aziende agricole - specie nell'area del Parco Gallipoli Cognato,
nella Collina materana e nell'area Sud della provincia di Potenza - con continue
minacce per l'incolumità di agricoltori e famiglie, che impongono di
intraprendere un percorso efficace di risoluzione della problematica. In
particolare, negli ultimi anni è diventata sempre più difficile la convivenza
sul territorio tra agricoltori e fauna selvatica, la cui consistenza numerica ha
raggiunto livelli davvero preoccupanti, che mettono a serio rischio l'incolumità
pubblica, oltre a causare danni economici pesanti alle aziende agricole”.
“Valgono per tutti – dice Castelluccio – alcuni dati: dal 2016 sono stati
abbattuti in Basilicata - nel periodo di caccia e mediante controllo - 7.300
cinghiali; i danni alle colture agricole nel sessennio 2010-2015 ammontano a
circa 3,2 milioni di euro per 1822 istanze sul territorio regionale. Riguardo il
risarcimento dei danni causati alle produzioni zootecniche dalla fauna selvatica
o inselvatichita, le modifiche introdotte alla legge regionale 23/2000, in
particolare adottando una procedura online e più snella, entro e non oltre 30
giorni dal rilascio della certificazione sanitaria che attesta l’aggressione,
evidentemente richiede un’ulteriore messa a punto, tenuto conto che l’importo
del risarcimento del danno è aumentato in modo esponenziale, passando da 280mila
euro del 2010 a circa 700mila euro nel 2015. Risarcimento – precisa Castelluccio
– che però copre a malapena il 30 per cento dei danni riconosciuti e spesso sono
limitati solo alle cosiddette specie prioritarie”. “Anche se l’emergenza proprio
perché diffusa in quasi tutte le regioni – aggiunge il consigliere - richiede un
intervento di coordinamento e, nonostante le competenze siano attribuite alle
Regioni, un’iniziativa parlamentare e governativa, non si può ulteriormente
rinviare. In quest’estate con le colture agricole pregiate a rischio, occorre un
piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli
ungulati in equilibrio con il territorio. Quindi, diventa necessario attivare
interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare
ungulati, nei parchi e nelle aree protette e garantire il rispetto del principio
del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna
selvatica ed ungulati”.
Per Castelluccio “il titolo di pioniere per aver adottato la Regione Basilicata, prima fra tutte, il disciplinare regionale per il controllo della popolazione di cinghiale, nel rispetto dei piani Provinciali approvati, per gli agricoltori non è di alcuna utilità e beneficio”.
Per Castelluccio “il titolo di pioniere per aver adottato la Regione Basilicata, prima fra tutte, il disciplinare regionale per il controllo della popolazione di cinghiale, nel rispetto dei piani Provinciali approvati, per gli agricoltori non è di alcuna utilità e beneficio”.
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