POLICORO
– Luca, Cristian e Fabio sono tre persone legate fra loro da un filo invisibile
nell’essere stati attraversati da Dio nella loro vita, “fulminati” sulla via di
Medjugorje riscoprendo così la gioia di vivere. La loro esperienza è stata
raccontata nel primo di un ciclo di incontri, sabato sera 24 ottobre nel centro
giovanile “Padre Minozzi”, dal tema: “Vita dei convertiti”. Il primo,
calabrese, ha 43 anni e trascorso buona parte della propria vita nella strada
della devianza che prende il nome di droga. La Madonna dello Scoglio prima e
poi la foto di quella di Fatima lo hanno fatto riflettere ma non desistere dal
lasciare la cattiva strada per imboccare quella buona sulla quale volevano
portarlo i suoi più stretti familiari. Poi quasi costretto da amici e parenti nel
2007 è salito sul bus, uno dei tanti che partono periodicamente in direzione Medjugorje,
città bosniaca famosa per le sue apparizioni Mariane anche se la chiesa
ufficialmente non ha ancora riconosciuto i suoi miracoli. Luca racconta che
quel pellegrinaggio ha condizionato positivamente la sua esistenza: “con il
cuore che mi batteva forte e piangevo tanto senza sapere nemmeno il perché”.
Questo passaggio segna un’inversione di tendenza nella sua vita quotidiana
tanto che Medjugorje è ormai una tappa obbligata durante tutto l’anno. Se Luca
si è convertito, Cristian è addirittura guarito grazie alla Madonna che porta
il nome della città famosa per i tanti fedeli che la visitano durante l’anno.
Affetto da Sla Cristian, 39 anni anche lui calabrese, nel 2007 scopre di avere
questa terribile malattia che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle dopo
l’impietosa diagnosi di una clinica privata dove si era rivolto per aver
accusato dei dolori. In questo periodo il suo interlocutore è il libro di Giacobbe
nel dialogo immaginario con uno dei protagonisti della Bibbia si chiede:
“perché proprio a me?”. Piove sul bagnato per Cristian quando scopre di avere
anche una malformazione all’arcata inferiore tra testa e collo. Nei suoi vari
giri tra i nosocomi d’Italia un medico del “Caldarelli” di Napoli gli consiglia
di andare in pellegrinaggio proprio a Medjugorje: prima la veggente Visca con
una preghiera e poi l’adorazione diretta gli fanno cambiare idea sulla vita:
“ho visto una scia bianca come se fosse passata una stella luminosa lasciandosi
dietro qualcosa. E’ stato il primo segnale. Poi durante il pellegrinaggio
volevo salire sul monte ma non potevo perché immobilizzato sulla carrozzina.
Era tanta la voglia di salire che mi sono alzato e salito con le mie gambe!
Quando sono ritornato in Calabria, il mio medico di fiducia non credeva ai suoi
occhi e dall’elettromiografia non risultava più nulla come se qualcuno
avesse cancellato tutto. Ero guarito!”. Infine l’ultima testimonianza, quella
del piemontese Fabio, di Asti, il quale era depresso tanto da aver tentato il
suicidio nel 2006. Dopo essersi buttato da una finestra riesce a salvarsi anche
se deve affrontare degli interventi chirurgici, conseguenze del gesto estremo. Il
mondo gli crolla addosso e non si sente più padrone della propria vita.
Un’infermiera ad Alessandria gli consiglia di darsi una lettura alla Bibbia, ma
Fabio non crede; poi la svolta quando gli donano una coroncina della Madonna di
Medjugorje che porta sempre con sé; ed ecco la sua conversione che avviene
quando avverte una presenza Celeste che lo illumina: “dal 24 giugno del 2006 mi
sento rinato, ed anche mia madre è guarita dalla depressione”. Nelle tre
vicende appena narrate un ruolo determinate è stato svolto dai familiari e i
più stretti amici. Don Michele Celiberti ha fatto gli onori di casa e una
fattiva collaborazione per la riuscita della giornata è stata data dai
parrocchiani Salvatore Cavallo e Rosa Valinoto.
Gabriele
Elia
(fonte
il Quotidiano del Sud)
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