E’ passato nel silenzio delle cose che non contano quanto è avvenuto la
mattina di venerdì 27 presso l’ospedale di Tinchi. Un buon numero di persone
soggette a trattamento dialitico si è riunito in sit in per protestare contro
la decisione dei massimi dirigenti Regionali e Aziendali che vorrebbe spostare
su Matera le sedute dialitiche sin ora garantite da Tinchi. Imponendo tra l’altro un preavviso solo di circa 15 giorni
(entro il 14 luglio). Tra i dimostranti anche alcuni dializzati che hanno
ritardato per protesta di due ore l’inizio del trattamento dialitico a rischio
della propria salute. Il sapore amaro, di quanto prospettato, è quello già più
volte sperimentato già più volte da parte delle decisioni politiche. Le pillole
amare si fanno ingoiare sempre in prossimità della stagione estiva, quando
molti uffici ed attività (regionali) hanno un lungo
fermo. L’ idea maggiormente condivisa è quella che “ se pericolo di crollo
immediato non c’è” basterebbe qualche altro mese in più di
stagnazione per dare il tempo alla dirigenza della ASL per attrezzare, come da normativa, un nuovo presidio presso altri locali
liberi di cui dispone l’Azienda nel metapontino
(vedi Policoro). La dialisi, come è noto, è una terapia salvavita, ma fiacca
fisicamente ed invecchia precocemente. Molti dializzati sono in precario stato
di salute. Aggiungere disaggi su disaggi potrebbe abbreviare la vita di molti,
che pur sono esseri umani con sentimenti ed affetti familiari come
tutti gli altri.
Le promesse hanno fatto il loro corso,ora è tempo delle decisioni, quelle
condivise.
Antonio Nigro
Nessun commento:
Posta un commento