POLICORO – Lo scorso 1 giugno sulla strada statale 106 in
direzione Reggio Calabria ci stava scappando il morto. All’altezza della rampa
di lancio di fronte il distaccamento dei Vigili del fuoco di via Lazio, un
individuo circolava come se stesse nel proprio giardino di casa anziché su una
strada a scorrimento veloce dove in passato, purtroppo, non sono mancati
incidenti anche mortali. La fortuna ha voluto che l’uomo, Antonio Carbonara, si
imbattesse in un militare dell’Arma, G. Pisano, il quale notava l’individuo in
chiaro stato confusionale camminare disorientatamente sulla strada. “Non
avendo però –dichiara il militare- le giuste condizioni di sicurezza non ho
potuto arrestare la marcia del mio veicolo, proseguendo così sino all'uscita
successiva, ossia l'area di servizio Lo Sgranocchio. Immediatamente imboccavo
la complanare direzione Taranto per ritornare allo svincolo precedente occupato
dall'individuo, al fine di accertarmi le sue sane condizioni fisiche. Giunto sul
posto, in sicurezza e qualificandomi immediatamente e secondo la procedura,
chiedevo i documenti identificativi al soggetto il quale ne era momentaneamente
sprovvisto; lo stesso era in lieve stato agitativo ed oltre alle evidenti
macchie di sangue sugli abiti aveva una ferita lacero contusiva all'altezza del
mento. Mi riferiva che si chiamava Antonio Carbonara nato a Taranto ma
residente a Colobraro e si trovava a Policoro a seguito di una caduta
accidentale nel suo appartamento alle ore 16:00 circa. Subito dopo la caduta
era stato accompagnato presso il pronto soccorso di Policoro a mezzo ambulanza
per eseguire le medicazioni ed i necessari accertamenti; pertanto dopo
essere stato visitato e medicato era stato dimesso. Non avendo alcun parente che
lo venisse a prendere aveva deciso di intraprendere il cammino verso casa
chiedendo passaggio in modo pericoloso. Accertandomi della non
pericolosità del soggetto, per motivi di sicurezza, al fine di prevenire eventi
spiacevoli, ho deciso di far salire il sig Antonio sulla mia autovettura ed
accompagnarlo personalmente presso la propria abitazione sita in
Colobraro. Una volta saliti in macchina ho telefonato ad un collega di
Colobraro per chiedere informazioni in merito al sig. Carbonara, il quale mi
riferiva che era a loro conosciuto in quanto lo stesso ha seri problemi
diagnosticati e che era in atto una richiesta di Tso. Preciso che il sig
Antonio, durante il tragitto ha risposto a tutte le mie domande in modo
sensato, alcune volte era dislessico forse a causa delle medicine da lui prese
quotidianamente, escludo l'abuso di alcol perché non ne presentava i sintomi,
non aveva l'alito alcolemico e si ricordava perfettamente nomi date ed eventi
nonostante gli abbia ripetuto le stesse domande a distanza di qualche minuto.
Alle ore 20:15 circa lo accompagnavo, grazie anche alla collaborazione di due
signore, a casa”. Come possono strutture sanitarie dove si presume ci siano
professionalità definite lasciare libero una persona, dopo una visita, poco lucida
mettendone a rischio la sua e altrui vita?
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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