martedì 12 giugno 2012

Policoro, il ruggito di Leone. Intervista al neo sindaco


ESISTE un “laboratorio Policoro”? E cosa significa per il futuro politico della Basilicata la clamorosa vittoria alle comunali di Rocco Leone (area Pdl) che ha vinto sul candidato “governativo” Gianluca Marrese? I numeri sono stati netti, inequivocabili: Leone ha ottenuto 4.712 voti, mentre Marrese si è fermato a 4.282, nonostante lo straordinario dispiegamento di forze del Pd regionale e dei suoi big. All’indomani dell’insediamento della nuova giunta comunale (in foto), abbiamo rivolto alcune domande al neo-sindaco di Policoro Rocco Leone .
Dottor Leone, anzitutto: qual è il suo rapporto formale e sotanziale con il Pdl?
Il mio rapporto con il Pdl è formale ed è sostanziale. Sono un uomo di partito. Ho nutrito e nutro rispetto per il mio partito. Il Pdl rappresenta il mio “embrione politico”, ma la mia esperienza politica e umana mi ha fatto maturare. Oggi ho una visione diversa della politica: una visione che va al di là di quella tradizionale di un partito. Partendo da quello che è il mio “embrione”, dove comunque c’è il mio dna, oggi vedo un modo diverso di interpretare la politica. Vedo la necessità di costruire dei partiti che siano piú rappresentativi di una società, che siano più vicini al cittadino. L’eccesso di una concezione della politica come pura filosofia ha portato la politica stessa a non essere piú ciò che una volta era la polis dell’antica Grecia, ovvero “l’amministrazione della propria città”. La politica si è ritirata su se stessa. E io non riesco piú a vedere questo modo di fare politica. Oggi credo di rappresentare il contrario di questo modo tradizionale di fare politica. Pur avendo quell’embrione politico di uomo di centrodestra, dunque, ho tentato un’evoluzione, la stessa che mi ha portato a fare scelte diverse.
Quali sono a suo avviso le debolezze strutturali del Pdl di Basilicata?
Sono le stesse debolezze strutturali che in fondo hanno tutti i partiti in questo momento. Se vediamo ciò che è successo a livello nazionale, vediamo un allontanamento sostanziale di ciò che una volta era la politica con la p maiuscola. Le debolezze del mio partito in Basilicata sono un pò le stesse di quelle nazionali, con una differenza sostanziale: il Pdl nazionale ha governato, si è dunque scontrato con la realtà e la difficoltà di amministrare; il Pdl di Basilicata, invece, non è mai stato capace di essere forza di governo e questo è accaduto per una serie di motivazioni e di privazioni: per la presenza molte volte di lotte intestine, per gli egoismi di qualcuno, perché non si è avuta la capacità di dare alla politica quel senso puro e vero che sempre deve avere.
Esiste un problema di leadership nel Pdl lucano?
In Basilicata il Pdl non ha saputo esprimere persone legate al territorio che potessero capirne i problemi e dare forza propositiva e alternativa al centrosinistra. Quando nelle amministrazioni il Pdl ha governato non ha saputo cogliere le occasioni, non ha saputo “strutturare” il consenso.
In che modo secondo lei il Pdl potrà nei prossimi mesi diventare una concreta possibilità di alternativa al Partito-Regione?
In campagna elettorale ho utilizzato spesso un concetto che a me piace molto, quello di “rivoluzione gentile”. Quella “rivoluzione gentile” che dovrebbe partire dalle amministrazioni locali per sperimentare un nuovo modo di amministrare, per verificare se queste riescono a scegliere la classe dirigente che dia alla politica quel senso antico che la politica stessa ha, intesa come “polis”, che significa “amministrazione della propria città” in termini moderni. Il nostro segreto è stato anche quello di saper ascoltare la città, di saper interloquire con la città, di saper parlare ed interpretare il linguaggio di chi sta dall'altra parte, e farlo nostro. E’ stato questo il segreto della nostra vittoria. Il Pdl in Basilicata può diventare forza alternativa se riesce a entrare nel cuore della regione Basilicata, ma non intesa come ente Regione, ma se riesce ad entrare nel territorio, capirne le problematiche, sviscerarle, farle proprie.
Dica la verità, se lo aspettava di vincere le elezioni?
Forse pecco di presunzione, ma il mio progetto viene da lontano. Ho costruito la mia vittoria mattone dopo mattone, e non c’era Partito-Regione che potesse tenere. Io ho saputo aprirmi alla città: non mi sono giocato la battaglia sulle aggregazioni, sulle pseudo alleanze, sui simboli, io l’alleanza l'ho fatta con la mia città, con le forze migliori che la città poteva offrire, selezionate anche dal mio partito. Con quella classe intellettuale importante di questa città che la riforma fondiaria ha saputo darmi. Io l’alleanza l’ho fatta con loro, e qui vorrei tornare al concetto di prima: una classe politica alternativa al governo regionale è possibile solo se sapremo utilizzare quella classe intellettuale che la Basilicata ha e che molte volte lascia partire, lascia andare via senza nemmeno una prova d’appello. In campagna elettorale ho sempre detto che a questa città sto dando un’opportunità: le sto consegnando una classe dirigente giovane, degna, nuova, capace. Ed ho fatto un altro passaggio importante: ho chiesto il voto anche al centrosinistra, dicendo loro che votare me, oltre a consegnare alla città una classe dirigente nuova, significava dare anche a loro l’opportunità di rigenerarsi.
Perché, secondo lei, il candidato sindaco del Pd, supportato in maniera “pesante” da molti big del Pd regionale, ha perso?
La risposta è presto detta e ricalca il concetto rimarcato prima: io attribuisco la causa di questa sconfitta all’incapacità di saper esprimere quella politica che intende rappresentare una comunità, la “propria comunità”. Il candidato “scelto” con il metodo delle primarie, con tutte le polemiche che ne sono conseguite, con le guerre intestine del Partito democratico, ha sortito l’effetto contrario. Tutto questo può aver influito sicuramente sull’esito del voto ma, a mio avviso, ha avuto un minimo di incidenza. Il problema vero, fondamentale, credo sia da ricercare altrove: la città si aspettava un cambio di passo, un cambiamento non nella semplice sostituzione delle persone, ma nel metodo dell’approccio alla politica. Questo è il motivo vero, essenziale per cui il candidato del centrosinistra ha perso. Quando a un candidato sindaco manca la passione per saper chiedere il voto alla propria città per la propria candidatura e lo fa chiedere al suo segretario regionale, questo significa che siamo alla decadenza di quella che dovrebbe essere la politica in senso stretto, in senso puro e vero. Policoro, poi, è una città giovane, dove c’è una straordinaria “maggioranza silenziosa”, quella che decide le sorti di una campagna elettorale. Una maggioranza silenziosa forte, importante, capace di decidere in libertà guardando soprattutto agli uomini e alla proposta politica. Quello che mi dicevo sempre e che dicevo sempre ai miei amici in campagna elettorale era: “Non vi preoccupate, perché non tutti i cittadini sono collusi con il potere, non tutti hanno avuto favori dal potere”. C’è infatti una maggioranza libera e tutto questo è dovuto dal fatto che Policoro è una città giovane, culturalmente dinamica, operosa, fatta di imprenditori, ragazzi universitari. Questa è quella fetta di popolazione che ha capito io mio messaggio e che mi ha dato il consenso.
La sua vittoria elettorale e la sua maggioranza sono un laboratorio politico per il futuro della Basilicata?
Questa è una cosa che ho detto piú volte in campagna elettorale: insieme al mio gruppo, a quelli che amo definire “i miei ragazzi”, coltivo questa grande ambizione di essere l’esempio di come si amministra in maniera moderna una città. Una città che cresce, che vuole crescere e ha delle belle potenzialità. Noi dunque vogliamo rappresentare un punto di riferimento per la Basilicata. Non è vero che “Cristo si è fermato a Eboli”, come diceva Carlo Levi. Noi vogliamo essere il nord del sud in termini di buona amministrazione. Quando ero studente universitario notavo che i migliori cattedratici avevano origini meridionali e non mi spiegavo il perché e perché dovessero emigrare per esprimere al meglio le proprie potenzialità. Noi vogliamo dare l’opportunità di espressione a tutta quella classe intellettuale che la nostra città possiede, e noi saremo un’amministrazione aperta, saremo quella “casa di vetro” che amavo citare in campagna elettorale, la “casa di vetro” di Plutarco dove tutti i cittadini e le migliori energie che ha questa città dovranno interagire con noi ed essere partecipi nella costruzione di una città bella, moderna e civile.
In che modo vorrà dialogare nei prossimi mesi con la giunta regionale? Si aspetta una collaborazione leale?
Noi dobbiamo collaborare con tutte le istituzioni. Una buona amministrazione deve avere la capacita di collaborare con tutte le istituzioni, non solo con la Regione. Tutte le istituzioni vanno rispettate e vanno rispettati i rispettivi ruoli. Saremo leali con la Regione Basilicata a patto che la Regione sia leale con noi e che non ci faccia “sgambetti”. E poi, noi saremo così propositivi da inondare letteralmente la Regione di proposte innovative, concrete, positive, che difficilmente non saranno prese in considerazione.
Ci sono margini perché i giovani lucani diventino a breve protagonisti di un rinnovamento della politica regionale?
Deve essere così per forza. Non può essere una mera speranza, né un sogno. Dobbiamo invogliare i giovani lucani a essere protagonisti del proprio destino. Anzi, lancio un appello a tutti i ragazzi che sono andati via dalla Basilicata: chi è intellettualmente degno è pregato di ritornare nella propria terra, di spendersi per la propria terra, perché è un peccato non investire le proprie energie qui. Il nostro limite è stato sempre quello di scappare. Dico ai giovani lucani preparati che hanno investito nella propria cultura e nelle proprie capacità di tornare in Basilicata, perché tutti insieme faremo una bella Regione. Abbiamo tutte le potenzialità per essere protagonisti della nostra crescita.
Sindaco, in conclsuione: quali sono i principali problemi del comune di Policoro, e quali saranno le prime tre cose che farà da sindaco?
Policoro ha tanti problemi e di diversa natura. Policoro è carente di regole: tante bisogna crearle e in tutti i settori. Durante la campagna elettorale ho ribadito piú volte ai cittadini che esistono i diritti e i doveri. Come prima cosa, noi andremo ad agire sui dati negativi, cercando di rendere la città ancora piú civile, soprattutto andando a interagire con uno dei problemi principali della città, quello dei rifiuti solidi urbani, un grossissimo problema per Policoro. Siamo partiti con la raccolta differenziata e ci troviamo inondati di buste e sporcizia. Stiamo cercando di interagire con la ditta appaltatrice e di provare a risolvere questo problema molto importante. Ho inoltre tre sogni da realizzare. Con la mia amministrazione cercherò di abbellire la nostra città: trasformeremo Policoro in città-giardino, come sempre una città di mare dovrebbe essere. Entro un anno riqualificheremo e realizzeremo parchi con dei roseti, con dei posti dove i bambini potranno giocare in tranquillità, perché Policoro, da città giovane quale è, ha un alto tasso di natalità. Abbiamo i fondi per realizzare questo sogno e tra un po’ appalteremo tutti i lavori. Il secondo sogno è quello di rendere sicure tutte le scuole: una società civile e moderna deve rispettare le scuole, deve rispettare l’infanzia. Con progetti di finanza riusciremo a realizzare scuole moderne e sicure. Il terzo grande sogno è quello di realizzare la grande piazza a mare, quella centrale che unirà i due versanti del lungomare di Policoro: una piazza che sarà in grado di dare a Policoro il senso vero di città di mare. Sogno di realizzare una piazza che arrivi sulla spiaggia mediante due grandi “braccia” illuminate e con tanti locali intorno: una piazza che idealmente abbracci il nostro meraviglioso mare, per dare il senso vero, puro, essenziale, della nostra splendida città, che è affacciata su un mare meraviglioso che ne dà il senso di ampiezza, di apertura alle sfide, al mondo, alla vita.
Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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