lunedì 21 maggio 2012

Dal primo giugno la psichiatria viene accorpata a Matera





POLICORO – All’ospedale “Giovanni Paolo II” del centro jonico è vietato ammalarsi. Motivo? I posti letto sono stati tagliati, il personale è carente e i reparti vengono accorpati. La scure dei tagli dell’Asm (Azienda sanitaria materana) si è abbattuta anche sulla psichiatria. Mercoledì 16 nel piazzale antistante il nosocomio di viale Salerno il Comitato pro-ospedale e l’associazione Cittadinanzattiva-Tribunale del malato di Policoro e Stigliano hanno messo su una protesta contro il management di Matera perché: “Dal primo giugno –osserva Maria Antonietta Tarsia di Cittadinanzattiva di Policoro- il reparto di psichiatria viene accorpato al Madonna delle Grazie di Matera per il momento solo per l’estate ma, come hanno fatto con il ridimensionamento di altri reparti, secondo noi per sempre con un grave disagio non solo per i locali ma anche per l’utenza esterna che con l’avvicinarsi della stagione estiva aumenta fisiologicamente. Questo lo reputiamo l’ennesimo tentativo di spoliazione di servizi al territorio. Oggi il reparto conta 12 infermieri, 4 posti letto e 4 medici a fronte di almeno il doppio sia dei posti letto che dei medici poichè i ricoveri sono frequenti e al di sopra del personale, per non parlare poi della totale assenza di personale Oss (operatori socio sanitari)”, tesi questa condivisa anche dalla dott.ssa Angela Montesano, primaria del reparto e presente anch’essa alla protesta di mercoledì. Ma i disagi sanitari sono anche altri: “La carenza di personale –continua la Tarsia- c’è non solo nel reparto di psichiatria, ma anche in tutti gli altri reparti ed è sotto gli occhi di tutti; ma a questi problemi si aggiunge anche un’altro disagio: la riabilitazione domiciliare che per venti utenti circa è messa a serio rischio nel Ctr (Centro terapeutico riabilitativo) di Senise (Potenza) che serviva fino a poco tempo fa anche il territorio rientrante dell’Asm”. Infatti c’era alla protesta anche il legale rappresentante, Angelo Rosella: “A novembre – spiega- ci hanno sospeso i pagamenti perché le due Aziende sanitarie, Asm e Asp, devono tra loro mettersi d’accordo sulle procedure di liquidazione delle fatture. Fino a novembre tutto era in regola poi l’Asm ci ha detto con una missiva che dovevamo interrompere il servizio, cosa che non abbiamo fatto per garantire il diritto alla salute dei nostri utenti i quali avevano una tabella di marcia delle prestazioni sanitarie da seguire e noi li abbiamo garantito il servizio fino all’ultima seduta. Inoltre i pazienti sono stati messi al corrente solo a gennaio della soppressione del servizio. Credo che dietro questa manovra ci sia la volontà dell’Asm di indirizzare gli utenti verso altre strutture o cooperative sociali ma non sanitarie della sua provincia che da quello che ci risulta non sarebbero nemmeno accreditate dalla Regione Basilicata per questo tipo di servizio, come lo siamo noi. Si tratta di uno “scontro” territoriale inconcepibile su cui a rimetterci sono i pazienti. Viene così negato loro il diritto di scegliere dove effettuare la riabilitazione, con l’aggravante che in caso di emigrazione sanitaria la Regione rimborsa le spese, alla faccia della crisi e dei tagli. In realtà le risorse ci sono e non vengono spese con oculatezza”.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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