giovedì 18 dicembre 2014

LA DIFFERENZA TRA IL FARE ED IL DEFILARSI


Per fare politica serve almeno vocazione, amore per la propria città, visione per un futuro migliore e la dote di capire quello che si sta facendo. Bisogna essere altruisti e avere la capacità di onorare al meglio la responsabilità che si è voluta. Che questa sia un epoca sfortunata vale per tutti e per tutta Italia, basta vedere un telegiornale per rendersene conto. Che sia un epoca di grandi cambiamenti è altrettanto innegabile, d'altronde gli orrori che da trent'anni hanno strozzato le amministrazioni si pagano un momento prima del collasso ed in maniera a volte dolorosa. Amministrare in questa epoca, per chi lo vuole fare veramente, fa nascere dentro ognuno qualcosa che è difficile da spiegare, una forza, un sentimento, un qualcosa che va oltre l'ordinario ed è quel qualcosa che rende ancora bella la politica e che rende ancora più bella questa nostra avventura. E' quella stessa forza che da risposta all'eterna domanda "chi me lo ha fatto fare", che da un senso al nostro tempo e che ci aiuta a difenderci dai continui attacchi di chi, in una maniera o in un'altra, ha qualcosa da chiedere o urlare a questa città. In questo tempo si può anche scegliere la strada facile, quella dell'attesa, del piede fuori e uno dentro, quella della vigliaccheria. Si possono scegliere le posizioni defilate, non entrare nelle questioni, non metterci la faccia. Si può scegliere di rimanere fuori dalle stanze, fuori dalle battaglie, rimanere nelle file lontane durante i confronti o durante gli esami per provare a copiare. Si può scegliere la via del personalismo e dell'ipocrita difesa dei deboli, parlare di questioni ampie e non specifiche, si può essere vittime dei social e dei marciapiedi se si vuole rimanere defilati e non entrare dentro le questioni. Così, quando si sceglie questa strada arriva anche il momento dove le pretese personali vengono anteposte alle questioni della Città, in quel momento vengono meno anche le parole tra "uomini", in fondo era da aspettarselo da chi ha voluto "governare" questi due anni e mezzo in maniera vile. Così oggi ci troviamo ad affrontare una "questione politica" da parte di tre consiglieri proprio prima di una scadenza che già era messa in conto due anni e mezzo fa. Saremmo stati anche pronti ad esaminare questioni e assessorati ma il giorno dopo il voto della Presidenza che avrebbe riconsegnato al Consigliere Lippo il suo posto ceduto ai capricci della prima ora. In fondo è anche l'epoca per sbagliare se vogliamo, ma di certo bisogna prima "fare" per essere giudicati. Adesso rimaniamo in attesa delle motivazioni che però non possono essere l'appiattimento sulle linee di blogger o sinistra extra-consiliare, motivazioni che non possono essere generiche di un "malcontento" che anche un bambino di 10 anni saprebbe dire in tutta Italia. Al momento abbiamo solo questo però da parte di chi ha ricoperto il ruolo del fantasma in questa Amministrazione: una nota stampa e due accessi agli atti che certificano la loro credibilità nei confronti di Frammartino, che fanno sorridere e che ci fanno capire quanto fuori contesto e fuori tema sono sempre stati. In fondo stiamo applicando un programma sottoscritto insieme e che tra le tantissime difficoltà sta prendendo forma. Long list degli avvocati, un'infinità di appalti, molti finanziamenti intercettati, cantieri aperti in tutta Policoro, centralità turistica, regolamento urbanistico in corso, contratto di quartiere sbloccato, regole regole regole e tante altre questioni difficili. Poi la solita e lunga storia della raccolta differenziata, dove si sono spese tante parole e tantissimi anni. Abbiamo avuto il coraggio di fare scelte che guardino al futuro della nostra comunità e che con tutti i problemi dovrà essere giudicata nei prossimi mesi. Non è un periodo facile e tutte le dinamiche amministrative sono anche difficili da spiegare ad una comunità che è sotto stress da questo momento italiano particolare. Siamo noi chiamati ad amministrare però in questa situazione e di certo le condizioni cambiano, ma questo non può che far crescere quel sentimento, quella passione, quella responsabilità che oggi ci permette di guardarci in faccia tutti i giorni e continuare a lavorare anche meglio di prima, ma sempre e solo nell'interesse della nostra Comunità e di quel futuro che appartiene a noi. Quello stesso sentimento che oggi rappresenta un valore aggiunto e che forse è stata la vera differenza tra noi e chi è rimasto sulla porta per non sporcarsi le mani.
Massimiliano Padula
Gruppo Trenta

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