POLICORO – Molti ex
amministratori della città di Policoro e di quella di Scanzano Jonico si sono
radunati nel castello baronale di Policoro per lanciare la proposta di fusione
tra le due comunità joniche. L’idea è partita mesi addietro da Antonio Di Sanza
e Mario Altieri, che poi ha portato la platea di già sindaci ad allargarsi
anche a: Nicola Lopatriello, Otello Marsano, Vincenzo Di Cosola, Antonio
Gallitelli, Filippo Mele, tutti presenti il 31 luglio alla prima uscita
ufficiale. Durante la conferenza di presentazione è stato spiegato come le due
comunità, confinanti tra di loro, hanno in comune molte cose: le stesse origini
antiche della Magna Grecia e recenti della Riforma Fondiaria, le stesse
dinamiche economiche, in primis l’agricoltura e servizi annessi, le
potenzialità del turismo non ancora del tutto espresse. La proposta di fusione
nasce dall’esigenza, in periodi di spending rewiew, di ottimizzare le risorse
economiche ed umane per programmare così meglio lo sviluppo del territorio
molto spesso emarginato dalla politica accentratrice di Potenza e dei Palazzi
della Regione Basilicata. E’ stato fatto
rilevare come, se andrà in porto la fusione, aumenterebbero i trasferimenti
statali al nuovo Comune e nello stesso tempo di come per tre anni si potrebbe
raggirare la scure del Patto di stabilità che vieta le municipalità di spendere
i soldi in investimenti se li hanno. La fusione, è stato rimarcato più volte,
ha una valenza diversa dall’Unione dei Comuni. Con la prima ci sarebbe un
Municipio ex novo, con un nome nuovo, mentre la seconda riguarda solo la
gestione in alcuni servizi. Tale esperimento sarebbe stato sperimentato già da
57 Comuni, dalla cui fusione sono nate 24 municipalità soprattutto nel centro
nord. La parte legale-amministrativa viene curata da Felice Latronico, già Dg
del Comune di Policoro e Segretario generale oltre che della stessa città jonica
anche di Montalbano. Nelle prossime settimane si daranno vita ai due comitati,
Policoro e Scanzano, una serie di attività, soprattutto convegni, per
diffondere il progetto tra l’opinione pubblica e raccogliere eventuali pareri
anche discordanti rispetto alla proposta base. I proponenti come road map si
sono dati il 31/12/2014 la scadenza ultima per portare le firme dei cittadini
in entrambe le assise municipali, e subito dopo la loro presa d’atto sono
previsti due referendum in entrambe le città e se il parere degli elettori sarà
positivo toccherà alla Regione indire nello stesso giorno un altro e unico
referendum finale sulla volontà degli elettori di dare corpo a tale proposta.
Quattro/cinque anni è il tempo, calcolato dai proponenti, per terminare tutto
l’iter prima di arrivare al Comune unico il cui nome potrebbe uscire da un concorso
di idee tra gli studenti delle scuole.
Gabriele Elia
(fonte Il Quotidiano del Sud)
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