lunedì 26 marzo 2012

«Ora devono parlare i testimoni»

Commozione, ricordo e voglia di verità. Sono queste le sensazioni che aleggiavano, venerdì sera, nella sala consiliare della Provincia di Matera, dove la comunità si è stretta intorno ad Olimpia Fuina, la mamma di Luca Orioli, il giovane di Policoro morto il 23 marzo 1988, a 20 anni,in circostanze ancora da chiarire insieme con la fidanzata Marirosa Andreotta. Sono stati ritrovati a tarda sera dalla madre di lei, erano nudi a terra nel bagno di casa Andreotta.Dopo 24 anni non è stata ancora accertata la verità su quanto accaduto quella sera maledetta. Anni di indagini interrotte e poi riprese per due volte, tra omissioni, errori e superficialità, che hanno portato a propendere per la tesi dell’incidente dovuto all’avvelenamento da monossido di carbonio. Potrebbe anche essere, ma non è stato ancora sufficientemente dimostrato. Troppi particolari non tornano, come quei corpi spostati, strane ferite ed ecchimosi, un’autopsia fatta otto anni dopo con strumenti diagnostici malfunzionanti, eppure considerati affidabili per l’esito delle indagini. E poi fonti di prova scomparse nel nulla, come l’osso ioide di Luca (potenziale riscontro di uno strangolamento),o i vestiti del giovane ritrovati dopo anni di misteriosa irreperibilità, in un deposito de “La Sapienza”, dove pare li abbia lasciati il professor Giancarlo Umani Ronchi, esecutore della prima autopsia. Pare siano stati analizzati nel 2011, dal professor Francesco Introna, dopo la seconda recente autopsia; ma di questo non c’è riscontro poichè, stranamente, i periti della difesa di Olimpia non sono stati mai coinvolti. Oggi, di nuovo, non si sa dove siano quei vestiti, con un lenzuolo intriso di sangue. La famiglia di

Luca non li ha mai visti. Si è parlato anche di tutto questo, ieri sera, ma solo a microfoni spenti, perchè la scena è stata occupata prevalentemente dai versi che Luca scriveva, raccolti amorevolmente dalla mamma e compendiati con la consulenza dell’Associazione “Zonta” di Potenza, che si occupa della difesa della cultura, della sensibilità e della professione delle donne. Pezzi dell’anima di questo giovane tenero e innamorato della vita, poesie che a tratti rappresentano un oscuro presagio di morte. Luca, infatti, avvertiva che la sua giovane vita si sarebbe interrotta prematuramente. Le toccanti letture di Isabella

Urbano, hanno scandito gli interventi di Anna Maria Palermo, coordinatrice regionale di Libera; Imma Giuliani dell’Associazione “Vittime”; Franca Coppola di “Zonta Club”; don Marcello Cozzi di Libera nazionale e, ovviamente, Olimpia Fuina. La rappresentante di Libera ha posto l’accento sulla necessità impellente di restituire verità e giustizia a questa

mamma coraggio, che rappresenta i familiari di tutte le persone coinvolte in fatti di sangue. «Trovare la verità -ha detto Palermo vuol dire riscattarci per una società migliore». Poi l’appello vibrante ai testimoni di quella notte, a chi non ha mai voluto parlare: «Se ognuno di noi facesse il proprio dovere, senza voltarsi dall’altra parte -ha detto Palermo- in casi come questo si arriverebbe certamente alla verità». Un appello rinnovato anche da don Marcello Cozzi, che ha ribadito la fiducia nella magistratura inquirente, ponendo l’accento sulla necessità di far parlare chi ha vissuto quella notte, per far luce su tante incongruenze. Nei mesi scorsi, don Cozzi aveva presentato 14 domande senza risposta su questo caso. Nessuno le ha soddisfatte,tantomeno la Procura della Repubblica di Matera. «Non è un problema –ha detto don Marcello al Quotidiano- l’importante è rispondere con gli esiti delle indagini». Nelle parole della criminologa Imma Giuliani, che con la sua associazione si occupa delle vittime dei fatti di sangue, il ricordo affettuoso della conoscenza di Olimpia. Dello stesso tenore anche il ricordo commovente di Franca Coppola sulle poesie di Luca. Il presidente della Provincia, Stella, ha portato il suo saluto ed il plauso all’associazione Libera.

Fonte Il Quotidiano della Basilicata

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