venerdì 8 aprile 2011

I Giovani del Pd ricordano l’Unità d’Italia




POLICORO – I giovani del Partito democratico del centro jonico hanno ricordato il 150° anno di Unità d’Italia in un incontro pubblico presso la sede di via Berlingieri sabato sera 2 aprile. E’ stato il terzo appuntamento complessivo tenutosi in città per questa ricorrenza importante per ricordare le origini degli italiani. Il segretario del movimento giovanile, Roberto De Giorgio, ha stigmatizzato l’apporto di tante persone nella spedizione dei Mille con un’età media molto bassa e lo stesso dicasi nell’altra guerra di Liberazione: quella dal nazifascismo nel ‘900. L’apporto dunque dei giovani, secondo De Giorgio, è stato fondamentale per costruire l’Italia e renderla poi libera dall’oppressione grazie anche alla Carta costituzionale nella quale il giovane esponente del Pd ha sottolineato tre principi fondamentali: il lavoro, l’uguaglianza e il diritto allo studio. Il primo serve a dare autonomia, il secondo ad evitare le discriminazioni del passato e il terzo a creare una coscienza politica. La segreteria cittadina, Beatrice Di Brizio, ha invece sottolineato come una Nazione non può fare a meno dei giovani e della loro carica di innovazione che portano nella società civile, e i grandi passi in avanti fatti dall’Italia in questo secolo e mezzo: “Siamo passati da una fase di povertà, analfabetismo a quello di Paese tra i più industrializzati del mondo. E in questo secolo e mezzo, che non è tantissimo tempo, dobbiamo dire grazie ai volontari, uomini di Stato, maestri di scuola, inventori, professionisti e tutti coloro che silenziosamente hanno costruito una Nazione di cui andare fieri”. Lo storico Giampaolo D’Andrea, docente dell’università di Basilicata, ha invece tratteggiato a grandi linee i passaggi più importanti partendo dai moti insurrezionali della seconda guerra di Indipendenza del 1859, i primi segnali del fuoco che covava sotto la cenere di quello che poi è stata la spedizione dei Mille, passando nel frattempo alle annessioni al Regno di Sardegna di Emilia Romagna, Lombardia e Toscana, prima appunto che Garibaldi e i mazziniani con la copertura del re Vittorio Emanuele II sbarcassero a Marsala (Sicilia) per risalire l’Italia fino a Napoli liberando il Sud (Regno delle Due Sicilie) dal dominio borbonico. E in questo contesto D’Andrea non ha mancato di far rilevare l’apporto dei lucani ai garibaldini nella loro risalita della Penisola senza i quali difficilmente si sarebbe conquistato il Sud. E in particolare quello di Michele Lacava, Giacinto Albini e tanti altri che seppero, visto l’immobilismo della Calabria (vicina alle posizioni di Gioacchino Murat) ad accodarsi ai “rivoluzionari”, guidare gli insurrezionisti con la sagace esperienza del colonnello Camillo Boldoni e portare così a compimento il disegno di Unità nel marzo 1961, che qualche anno prima non c’era riuscito a Carlo Pisacane nel suo sbarco a Sapri, che invece fu fatale al patriota. Quell’esperienza purtroppo negativa, secondo D’Andrea, è servita poi per organizzare diversamente i Mille prima e migliaia durante la spedizione.

Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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