giovedì 5 novembre 2009

“Le strade del fresco”, progetto sulla sicurezza alimentare

POLICORO – Ritorno al passato. A quelle sane abitudini che ci insegnava la nonna quando ci accompagnava mano nella mano a fare la spesa: quella di qualità che ci ha fatto crescere sani, belli e forti. Nell’opulenta Lombardia sono già in mille i cittadini di tutti i ceti sociali che hanno sposato il progetto “Le strade del fresco”, il quale prevede l’acquisto di prodotti, non solo alimentari, di qualità entrando a contatto direttamente con il produttore. Per questo si sobbarcano migliaia di chilometri durante l’anno per circumnavigare tutta l’Italia alla ricerca di quelle produzioni doc che riportino il consumatore alle vecchie abitudini. Nella serata di lunedì 2 novembre sono stati ospiti dell’azienda agricola “Conte” di Policoro per spiegare le loro ragioni e allargare il nutrito gruppo di proseliti. Uno di loro, Claudio Buzzoni, spiega così di cosa si tratta: “Lo scorso maggio è nato il progetto ‘Le strade del fresco’ con l’idea di non essere più spettatori passivi e disinteressati quando acquistiamo qualcosa ma, viceversa, vogliamo essere più partecipi della nostra vita poiché siamo noi a sborsare il denaro per comprare quello che ci piace. E siccome siamo il terminale di ciò che mangiamo e indossiamo vogliamo renderci conto da vicino di come un prodotto viene lavorato prima di essere messo nel grande mercato commerciale. E per far questo giriamo tutta la Penisola per toccare con mano, visitando aziende, quello che si produce e come lo si produce. Per essere più chiari guardiamo tutto ciò che ruota intorno ad un prodotto: l’ambiente circostante, il personale che ci lavora, eventuali certificazioni di qualità, igienicità, per poi acquistare i prodotti per il nostro gruppo. In questo modo siamo noi stessi ad accorciare la filiera evitando così il plusvalore delle grandi catene commerciali. Ma l’aspetto rilevante è soprattutto, oltre il risparmio economico, la genuinità dei prodotti che constatiamo noi sul campo sentendoci dei co-produttori e partecipi di una cultura alimentare sana che noi vogliamo riscoprire. Sia chiaro non vogliamo dichiarare guerra a nessuno, ma cerchiamo soltanto di conoscere da vicino i cibi, riappropriandoci di una cultura prezzo/qualità cara ai nostri avi che nel tempo abbiamo perso per colpa di una vita troppo frenetica e di alcune comodità che ci hanno cambiato la vita, in peggio secondo me. Da qui la necessità di sapere i prodotti e la provenienza degli stessi utilizzando le relazioni umane che intrecciamo durante questi incontri, e poi con il passaparola divulghiamo ai nostri gruppi”.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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