POLICORO – Sfogliando i petali
della margherita nel momento in cui scriviamo non si sa se la festa patronale
della Madonna del Ponte, in programma la terza settimana di maggio, sarà
celebrata, e dove. Tra Madonna si! E Madonna no!, non sono imprecazioni sia ben
chiaro, abbiamo sentito alcuni commercianti di via Siris, quella dove fino ad
un anno fa si svolgevano le celebrazioni liturgiche e pagane, per sapere la
loro opinione visto che sono saliti sul banco degli imputati, rei di non voler
contribuire economicamente alla raccolta fondi. A dire il vero c’è voluto un
po’ di coraggio per sfidare i commercianti che solo a guardarli traspare dai
loro volti i segni di una congiuntura economica difficile da superare, e non si
sa quando ritornerà il sereno sul cielo azzurro di questo inizio primavera.
Comunque sia il primo non poteva che essere Mimmo Tarsia, con bar “Caffè
d’Ercole” e annessa pizzeria “Mediterranea” proprio nella centralissima piazza
Eraclea dov’è ubicata la chiesa Maria Santissima del Ponte. “Negli anni passati
non mi sono mai sottratto a dare il mio contributo per la festa, che poi è di
tutta la città essendo la Madonna del Ponte la protettrice di Policoro. Non mi
sono mai tirato indietro e Don Carlo, (in pensione ufficialmente da più di un
anno ndr), lo può essere testimoniare. Certo che non possono chiedermi la luna
nel pozzo, però come per il passato farò la mia parte. E’ vero che nel week end
della festa il lavoro non manca, però è altrettanto vero che i costi ci sono e
non sono pochi da sopportare”. A pochi metri il bar “Centrale” di Prospero
Pangaro dove un nugolo di avventori stanno vedendo la partita di Champions del
B.Dortmund contro il Malaga di martedì 9: “Se Don Antonio Mauri (che ha preso
il posto di Don Carlo ndr) vuole portare la festa al castello facesse
pure…quando c’era Don Carlo non esisteva la messa in discussione della festa.
Che vogliono da noi…si ricordano dei commercianti solo quando vogliono spillare
soldi, quando poi si organizzano altre manifestazioni estive i contributi
pubblici escono sempre dalle casse comunali, chissà perché…Per quanto mi
riguarda non posso dare più di 50 euro”. C’è chi borbotta sotto voce, ma quando
gli chiediamo di alzare il timbro di voce l’avventore non si fa pregare due
volte: “Ma la cassetta parrocchiale con i soldi che fine fa?”, e subito
Prospero prende la palla al balzo: “Aprisse la cassetta e non facesse storie
perché i soldi ci sono, altrimenti può tornare anche a Valsinni da dove è
venuto il parroco”. Il clima che si respira in città è tutt’altro che cordiale
e forse questa polemica sulla festa civile è servita come valvola di sfogo di
una categoria, numerosa a Policoro con 400 negozi di vicinato secondo una
recente stima di Confcommercio locale, che non ha mai avuto grandi attenzioni
né dal potere temporale né da quello spirituale. E infatti anche Antonio
Manolio del bar Siris tra i pochi presenti agli incontri dice: “Avevo proposto
all’Amministrazione di limitare il numero di coloro i quali vendono bibite e
panini per dare più spazio a noi del posto e un’altra mia proposta per raccogliere
fondi era è quella di destinare l’ indennità mensile degli amministratori al
comitato, ma un amministratore presente mi ha detto che con l’indennità deve
pagare il fitto di casa! Dare un contributo per vedermi la concorrenza in casa
è un autolesionismo al quale non ci sto. Il mio sarà un contributo alla festa,
ma il resto dei soldi li deve mettere il Comune perché è la festa patronale e
la curia con la cassetta delle offerte”. Mentre serve due clienti Luigi Oliva
del caffè Borghese, sempre in via Siris, di fronte a due avventori non si
discosta molto dai suoi colleghi: “Ma che vogliono da noi, soldi? Un contributo
sì, ma non possono pensare che la maggior parte delle spese ricadano su di noi
cose se fosse la festa dei commercianti”. Poi uno dei due clienti aggiunge: “I
soldi del suolo pubblico delle oltre 100 bancarelle e degli stessi baristi non
possono essere usati per pagare le spese della festa?”. L’Italia è uno strano
Paese. Diviso su tutto.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)
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