sabato 13 aprile 2013

Madonna del Ponte. La rabbia dei commercianti: “Non finanzieremo la festa patronale. Tocca ad altri mettere i soldi, da noi il solito contributo come sempre abbiamo fatto”





POLICORO – Sfogliando i petali della margherita nel momento in cui scriviamo non si sa se la festa patronale della Madonna del Ponte, in programma la terza settimana di maggio, sarà celebrata, e dove. Tra Madonna si! E Madonna no!, non sono imprecazioni sia ben chiaro, abbiamo sentito alcuni commercianti di via Siris, quella dove fino ad un anno fa si svolgevano le celebrazioni liturgiche e pagane, per sapere la loro opinione visto che sono saliti sul banco degli imputati, rei di non voler contribuire economicamente alla raccolta fondi. A dire il vero c’è voluto un po’ di coraggio per sfidare i commercianti che solo a guardarli traspare dai loro volti i segni di una congiuntura economica difficile da superare, e non si sa quando ritornerà il sereno sul cielo azzurro di questo inizio primavera. Comunque sia il primo non poteva che essere Mimmo Tarsia, con bar “Caffè d’Ercole” e annessa pizzeria “Mediterranea” proprio nella centralissima piazza Eraclea dov’è ubicata la chiesa Maria Santissima del Ponte. “Negli anni passati non mi sono mai sottratto a dare il mio contributo per la festa, che poi è di tutta la città essendo la Madonna del Ponte la protettrice di Policoro. Non mi sono mai tirato indietro e Don Carlo, (in pensione ufficialmente da più di un anno ndr), lo può essere testimoniare. Certo che non possono chiedermi la luna nel pozzo, però come per il passato farò la mia parte. E’ vero che nel week end della festa il lavoro non manca, però è altrettanto vero che i costi ci sono e non sono pochi da sopportare”. A pochi metri il bar “Centrale” di Prospero Pangaro dove un nugolo di avventori stanno vedendo la partita di Champions del B.Dortmund contro il Malaga di martedì 9: “Se Don Antonio Mauri (che ha preso il posto di Don Carlo ndr) vuole portare la festa al castello facesse pure…quando c’era Don Carlo non esisteva la messa in discussione della festa. Che vogliono da noi…si ricordano dei commercianti solo quando vogliono spillare soldi, quando poi si organizzano altre manifestazioni estive i contributi pubblici escono sempre dalle casse comunali, chissà perché…Per quanto mi riguarda non posso dare più di 50 euro”. C’è chi borbotta sotto voce, ma quando gli chiediamo di alzare il timbro di voce l’avventore non si fa pregare due volte: “Ma la cassetta parrocchiale con i soldi che fine fa?”, e subito Prospero prende la palla al balzo: “Aprisse la cassetta e non facesse storie perché i soldi ci sono, altrimenti può tornare anche a Valsinni da dove è venuto il parroco”. Il clima che si respira in città è tutt’altro che cordiale e forse questa polemica sulla festa civile è servita come valvola di sfogo di una categoria, numerosa a Policoro con 400 negozi di vicinato secondo una recente stima di Confcommercio locale, che non ha mai avuto grandi attenzioni né dal potere temporale né da quello spirituale. E infatti anche Antonio Manolio del bar Siris tra i pochi presenti agli incontri dice: “Avevo proposto all’Amministrazione di limitare il numero di coloro i quali vendono bibite e panini per dare più spazio a noi del posto e un’altra mia proposta per raccogliere fondi era è quella di destinare l’ indennità mensile degli amministratori al comitato, ma un amministratore presente mi ha detto che con l’indennità deve pagare il fitto di casa! Dare un contributo per vedermi la concorrenza in casa è un autolesionismo al quale non ci sto. Il mio sarà un contributo alla festa, ma il resto dei soldi li deve mettere il Comune perché è la festa patronale e la curia con la cassetta delle offerte”. Mentre serve due clienti Luigi Oliva del caffè Borghese, sempre in via Siris, di fronte a due avventori non si discosta molto dai suoi colleghi: “Ma che vogliono da noi, soldi? Un contributo sì, ma non possono pensare che la maggior parte delle spese ricadano su di noi cose se fosse la festa dei commercianti”. Poi uno dei due clienti aggiunge: “I soldi del suolo pubblico delle oltre 100 bancarelle e degli stessi baristi non possono essere usati per pagare le spese della festa?”. L’Italia è uno strano Paese. Diviso su tutto.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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