sabato 6 aprile 2013

Festa Madonna del Ponte: ancora ‘fumata nera’


POLICORO – “Il 3 aprile alle ore 20,30 è stata convocata un’ennesima riunione estesa a tutte le associazioni produttive della città, a cui era presente solo un commerciante. Il parroco, don Antonio Mauri, constatata l’assenza totale e resosi conto che gli assessori e i consiglieri comunali erano presenti a titolo ‘personale’ (come da loro affermato), vista la non affidabilità delle Istituzioni (Regione, Provincia Mt, Comune) che ‘promettono’ e non elargiscono contributi, ha ritenuto, con grande rammarico, di interessarsi solo della parte religiosa della festa”. E’ quanto si apprende dall’ufficio comunicazione della Chiesa Madre Maria SS. del Ponte di Policoro. “Come presidente del comitato festa – si legge nella nota – don Mauri l’anno scorso, dopo aver firmato i contratti (spettacoli, illuminazioni, fuochi, ecc.) è stato costretto a ‘rimetterci’ economicamente di persona. Ora, se le parti interessate (ProLoco, Comune, commercianti e tutte le associazioni produttive) volessero essere disponibili, il parroco non è più disposto a riunioni ed incontri vari, ma solo a ricevere ‘anticipatamente’ ed al più presto non promesse ma contributi economici. Don Antonio – conclude la nota – è e rimane sempre sostenitore che la collaborazione tra la politica, l’economia, le associazioni e la Chiesa è il segreto per realizzare sempre meglio il bene comune, come insieme delle condizioni per una vita umana autentica, restando fermo ad onorare la patrona impegnandosi per la sola festa religiosa nei giorni 18 e 19 maggio con le processioni e le sante Messe”. Dunque fumata nera anche mercoledì scorso. Il tessuto produttivo locale ha le sue ragioni nel disertare i tre incontri organizzati finora: crisi economica, concorrenza delle bancarelle. Stesso discorso per il pubblico: la coperta è corta e le emergenze, soprattutto sociali, sono sempre maggiori da fronteggiare. Però, sulla scorta delle dichiarazioni di cui sopra del parroco della Chiesa Maria SS del Ponte, alcune considerazioni vanno fatte. La festa patronale è la festa della città e le istituzioni non possono ignorarla. In altre realtà come Matera, Pisticci, Bernalda è un totem e anche in periodi di congiuntura economica poco favorevole i soldi per un contributo si trovano. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per il quale altre feste pagane come il cartellone estivo e la Notte dei colori costano al contribuente circa 100 mila euro e poi non si trovano i soldi per la o le feste cittadine, che sono tre nel corso dell’anno. In passato 10 mila euro, e in qualche caso anche di più (20 mila)!, venivano stanziati per la festa; oggi se si chiudono i rubinetti erariali improvvisamente il cittadino contribuente non capisce. Anche il parroco e la chiesa di riferimento però devono fare la propria parte. Secondo il vecchio comitato che faceva capo a Don Carlo, la festa rende in termini di obolo circa 20/25 mila euro, soldi che Don Carlo metteva a disposizione per la buona riuscita della stessa. Oggi la famosa cassetta per la raccolta fondi casa per casa e nel week end c’è, ma il ricavato come viene speso? Non si possono chiedere sempre e comunque sacrifici al tessuto economico, che è quello più penalizzato sia dalle condizioni oggettive di mercato che soggettive locali: concorrenza degli ambulanti e pressione fiscale alle stelle dei tributi locali. E’ troppo comodo privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)


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