mercoledì 21 aprile 2010

Donne discriminate sul lavoro. La Fidapa ha organizzato una tavola rotonda


POLICORO – E’ come se fosse stata la convitata di pietra Lilly Ledbetter al convegno promosso dalla Fidapa (Federazione italiana donne arte professione e affari) del centro jonico presso l’Oro hotel di via Lido domenica 18 aprile. Sconosciuta al grande pubblico ma non alle donne, soprattutto lavoratrici, è il simbolo delle battaglie femminili per la parità di trattamento salariale, una sorta di Giovanna D’Arco della lavoratrici. E’ grazie a lei se è stata celebrata la giornata “Equal pay day” (giornata della disparità salariale) da tante associazioni internazionali, tra cui appunto la Fidapa. Un focus sulle discriminazioni salariali che umiliano il gentil sesso allo stesso modo di reati come lo stalking, mobbing, molestie. Per essere libere bisogna avere opportunità e diritti. Quelli che vengono negati, stando alle relazioni di Maria Anna Fanelli; consigliera delle Pari Opportunità (PP.OO) della Regione Basilicata; della sua collega materana Antonietta Giacoia; Rosa Gentile, presidente nazionale Donne impresa della Confartigianato; Lucia Moccia, Maria Antonietta Amoroso ed Elisa Polistena, le ultime tre a nome della Fidapa. Che per un’occasione del genere ha coinvolto anche le sezioni di regioni limitrofe come la Puglia. Secondo le intervenute il 18% della retribuzione a parità di lavoro differenzia la busta paga di un uomo da quella di una donna nonostante il maggiore tasso di scolarizzazione delle donne, le quali sono impegnate anche sul fronte familiare: doppio lavoro per vedersi riconosciuti la metà dei diritti lavorativi degli uomini. La stella polare da seguire è la politica americana, nazionalità della Ledbetter, salariale di Barak Obama che restituisce la giusta dignità alla donna. Ovviamente tale diversificazione salariale avverrebbe nel privato, dato che nel pubblico c’è una contrattazione nazionale uguale per tutti; mentre quando si lavora per i privati il Ccnl (contratto collettivo nazionale di lavoro) viene raramente applicato dagli imprenditori che non tutelerebbero la maternità, la contribuzione previdenziale ed assistenziale. Ed ecco come si elude, sempre secondo le relatrici, l’articolo 36 della Costituzione in base al quale c’è l’uguaglianza di retribuzione a parità di lavoro. La dignità viene messa sotto i piedi, i controlli verrebbero sottaciuti con grave nocumento per le donne, soprattutto nel Sud dove si specula maggiormente sui bisogni delle persone più indigenti. E qui sono state tirate in ballo anche le istituzioni molto maschiliste e tutte uguali, questo sì, nella gestione del potere e delle clientele, di cui spesso le donne, politicamente, sono vittime poiché le cariche dei pubblici poteri sono tutte ad appannaggio degli uomini. Da qui la diversa sensibilità anche su temi sociali così fondamentali come il lavoro e le retribuzioni. Eppure, come ha fatto rilevare la docente universitaria di Teramo Rocchina Staiano, non dovrebbe essere così: “L’articolo 15-16 dello Statuto dei lavoratori, la legge 216/03, il codice delle PO.OO., sono tutte normative che evitano la discriminazione non solo salariale ma anche di sesso, opinioni politiche, religiose, di handicap e quant’altro; e a tutto ciò bisogna aggiungere le sentenze consolidate della giurisprudenza”. A questo punto il fenomeno è culturale, e su questo che bisogna intervenire per invertire il trend negativo italiano rispetto ad altre nazioni più evolute come la Francia e la Svezia. Hanno dato il loro contributo anche il presidente della Provincia di Matera, Franco Stella, il quale ha parlato di azioni positive da mettere in campo per contrastare il malcostume della differenziazione salariale, senza l’intervento dei sindacati perché si tratta di una questione di principio per restituire dignità alla donna; il neo sindaco di Tursi, Giuseppe Labriola, che ha puntato l’indice sulla necessità di creare più lavoro, la vera emergenza del Mezzogiorno e della Lucania; anche se in alcuni settori come l’avvocatura e la Magistratura le donne avrebbero superato gli uomini nell’esercizio della professione; Gennaro Olivieri, sindaco di Valsinni, il quale ha sottolineato come in periodi di recessione economica le più penalizzate sono proprio le donne; il vice-sindaco di Policoro, Rocco Leone, “l’intelligenza non ha sesso e non c’è nessun motivo di discriminazione” e il presidente provinciale dei Consulenti del lavoro, Serafino Di Sanza, precisando che la differenziazione salariale è politica tipica dei Paesi anglosassoni dove non esistono i Ccnl e di come la sensibilità delle donne sia diversa non solo tra le mura domestiche ma anche nelle istituzioni, invitandole ad essere più presenti in politica.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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