domenica 22 aprile 2012

Sì alle analisi sugli abiti di Luca


POLICORO - Svolta clamorosa nelle indagini sulla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i fidanzatini di Policoro trovati cadavere la notte del 23 marzo 1988 nel bagno di casa Andreotta. Dopo mesi di inspiegabile silenzio, seguito alla nuova tumulazione delle salme in seguito all'esame autoptico effettuato la scorsa primavera, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Matera, Rosa Bia,ha accoltola richiesta presentata a più riprese dall'avvocato della famiglia Orioli, Francesco Auletta, disponendo l'esame scientifico dei vestiti che il giovane indossava quella notte. Le analisi, in cui la difesa ripone grande speranza, saranno effettuate il prossimo 3 maggio presso i laboratori altamente specializzati del Raggruppamento investigazioni scientifiche (Ris) dei carabinieri a Roma. La notizia si è appresa ieri, cogliendo quasi di sorpresa la mamma di Luca, Olimpia Fuina, impegnata da 24 anni in una strenua battaglia per la ricerca della verità su quanto accaduto quella notte maledetta. Negli ultimi mesi, dopo l'esame autoptico tardivo che ha riproposto la tesi della morte per avvelenamento da monossido di carbonio (ampiamente confutata da altre risultanze scientifiche), l'avvocato Auletta aveva insistito molto sulla necessità di verificare l'esistenza di eventuali fonti di prova tra le fibre dei vestiti. Resta comunque il mistero sul ritrovamento degli indumenti, che Olimpia ricordava fossero stati tumulati insieme con la salma dopo l'autopsia del 1996, poi scomparsi nel nulla salvo riapparire un anno fa nel deposito reperti dell'università La Sapienza di Roma, dove li avrebbe inviati il professor Giancarlo Umani Ronchi, all'esito della prima autopsia. Sarebbero contenuti in una scatola di cartone, che la Procura di Matera aveva già deciso di far aprire nella sede del Commissariato di Scanzano Jonico, per consentirne il riconoscimento a mamma Olimpia. Un atto che non si è mai realmente compiuto, poiché l'avvocato Auletta si oppose chiedendo con forza l'apertura e l'analisi scientifica in ambiente protetto e qualificato. Dopo quella parentesi spiacevole,non si è più saputa la destinazione del plico con gli indumenti, che di fatto non sono mai stati riconosciuti dalla madre del ragazzo, quindi ad oggi non c'è ancora la certezza matematica che siano quelli giusti, dopo anni di abbandono su qualche scaffale polveroso. La speranza è sempre quella di ritrovare, tra le fibre, qualche traccia di Dna mitocondriale appartenente a terze persone, per dimostrare ed avvalorare l'ipotesi dell'omicidio, o comunque fornire nuovi indizi utili alla ricerca della verità.Mamma Olimpia non desidera altro, almeno per trovare una qualche forma di rassegnazione dopo 24 anni di dolore.

Fonte Il Quotidiano della Basilicata

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