venerdì 4 febbraio 2011

Stipendi bloccati a Campoverde. Dipendenti preoccupati




POLICORO – Venti unità della cooperativa Campoverde del centro jonico tremano per il loro futuro lavorativo. Infatti nella mattinata di ieri hanno indetto un sit in nel piazzale antistante l’azienda, in via Puglia, dopo il blocco degli stipendi. Da sei mensilità non ricevono l’emolumento per la prestazione lavorativa nel settore primario dell’economia regionale: l’ ortofrutta. All’origine della protesta, poi rientrata nel tardo pomeriggio, non ci sarebbe una crisi del settore, viceversa molto fiorente, né di una crisi delle commesse in quanto non opera su commissione ma ha un mercato consolidato nel nord Italia. Il problema è legato, stando alle dichiarazioni dei lavoratori che ieri sostavano sul posto di lavoro, alla recente inchiesta giudiziaria della Guardia di finanza sull’appalto dell’impianto di pubblica illuminazione nella città di Policoro da sostituire con le famose lampadine Led, nella quale è rientrato anche il loro presidente Giuseppe Benedetto. E infatti c’era preoccupazione tra le maestranze sul giudizio del Riesame che nel tardo pomeriggio ha confermato per 13, tra cui lo stesso Benedetto, degli indagati i domiciliari. Pertanto non è possibile sbloccare i 200 mila euro necessari per il pagamento degli stipendi e di alcuni fornitori preoccupati a questo punto anche loro del futuro aziendale. “Non è giusto –hanno commentato ieri i dipendenti- che dobbiamo pagare noi per una vicenda che non ci tocca minimamente. Noi lavoriamo tutto l’anno qui per dodici ore, nelle migliori delle ipotesi, e a volte anche di più per portarci a casa 40 euro al giorno e mantenere così la famiglia”. Alcune delle quali sono anche monoreddito: “E ora cosa faremo”, si chiedono impauriti. E poi aggiungono: “L’ultimo carico di frutta è partito per Faenza (Emilia Romagna ndr), ma l’acquirente una volta che ha saputo di quello che è capitato al nostro presidente ha bloccato l’acquisto…”. Quando ci siamo recati sul posto non era ancora nota la decisione del Riesame e pertanto i dipendenti avevano in un certo qualmodo sospeso la protesta, in attesa di notizie positive da Potenza. Che non sono arrivate, purtroppo. “Nei prossimi giorni se la situazione –continuano- dovesse permanere tale allora riprenderemo lo sciopero perché vogliamo far valere i nostri diritti ad essere retribuiti. Sei mesi di arretrati sono tanti sia per chi è sposato che per chi non lo è”. E tra loro c’è chi ha anche la moglie che lavora nella stessa cooperativa: “senza reddito non si va avanti”, concludono. Entrandoci ieri c’era un clima molto freddo: impianti fermi e moderni per la lavorazione delle frutta di stagione, le arance nella fattispecie, e qualcuno ci ha illustrato tutto il processo di lavorazione, divise tra biologico e non, delle stesse da quando entrano a quando escono con le retine. Quelle utilizzate nella raccolta fondi per la ricerca contro il cancro tanto per fare un esempio. A pieno regime a Campoverde lavorano 150 unità, tra cui molte donne nella “catena di montaggio”. E per loro quando tra qualche settimana con l’inizio della primavera c’è l’incremento delle unità lavorative, non si preannuncia nulla di buono. Soprattutto se il sistema creditizio dovesse, dopo la decisione del Riesame, avere una certa diffidenza nei confronti del loro datore di lavoro che non può smobilizzare il capitale fermo nelle casse dell’istituto di credito, sempre a parere dei lavoratori. Un brutto colpo per l’economia di Policoro dopo la messa in mobilità di ventinove persone a metà dicembre da parte dell’Argo, una società operante nel settore dei prefabbricati.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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